lunedì 3 maggio 2010

Passi affrettati, non oltre la prigione.


La protagonista della sua ultima raccolta di racconti, una bambina dalle gambe di gru, si vende all’uomo, ingegnere e padre di famiglia, sfuggendogli e facendosi rincorrere su un “pendio pietroso”.
La nuova raccolta firmata da Dacia Maraini, dopo “La ragazza di via Maqueba”, riprende la stessa immagine, quella della corsa a perdifiato. “Passi affrettati” è un piccolo libro, concitato come quelle mosse che hanno le donne in fuga da situazioni di violenza familiare o da discriminazioni, dalle persecuzioni di uomini o di clan che, “defraudati” del loro potere sul mondo femminile, reagiscono attaccandole. Brutte storie che si concludono male e che Dacia Maraini ha voluto scandire seguendo dieci vite femminili vere, raccolte con Amnesty International in giro per il mondo, dalla Cina alla Giordania, dalla Nigeria alla California, all’ Europa per denunciare sopraffazioni. I diritti del libro, prima pensato per il teatro e adesso edito dalla Ianieri Edizioni, verranno interamente devoluti a favore di associazioni che difendono le donne che hanno subito violenza. L’Occidente non è fuori pericolo, come assicura Dacia Maraini: «L’aumento è esponenziale in questi ultimi anni dal 2006 al 2009: sì, parlo proprio del numero di omicidi contro donne. Non mi sto riferendo a paesi sottosviluppati, parlo delle civilissime America e Europa».

"De-finire la violenza”, forum aperto dal Telefono Rosa di Torino, mette in luce il nervo scoperto che vuole il potere maschile come tutto naturale. Dei mille contributi analizzati, molti appartengono a uomini (41%) e di questi quasi il 20% è di età inferiore ai 18 anni. Violenza per l’11% degli uomini “inevitabile”: sorprende che a condividere questa idea sia quasi il 22% delle donne. Così, la violenza è “provocata” spesso, almeno secondo il 38% degli uomini (quasi l’8% per le donne). Per i maschi la spinta alla violenza viene dal sesso o da un raptus, mentre per le femmine le cause di violenza restano volontà di dominio e odio. I due generi concordano invece sulla tipologia di maltrattatore: per lo più persone sole, malati e sadici (stranieri, aggiungono gli uomini). Come soluzione alla violenza, prevale lo stigma sociale e l’isolamento, meno convincenti le terapie psicologiche. Non solo: come repressione verso lo stupro, uomini (20%) e donne (17%) si sentirebbero più tranquilli con uno stupratore a piede libero, purché castrato chimicamente. Idee non proprio attuali, che non aiutano a estirpare il fenomeno della violenza contro le donne.

Giovanna Boglietti


Da “Panorama.it”, Silvia Tomasi intervista Dacia Maraini:
Tutte le donne sono vittime? E gli uomini carnefici?
Non è una questione biologica, ma culturale. Mi rifiuto di pensare che il mondo sia diviso in due generi l’un contro l’altro armati. Non ho mai pensato a un mondo di donne che si oppone a un mondo di uomini. Sarebbe razzista. Penso a due culture: una attaccata ai privilegi, ai ruoli, che si sente insidiata e reagisce con la violenza - ma ci sono anche molte donne che ne fanno parte - e una aperta, generosa, che crede nel rispetto dell’altro da sé, in cui si trovano uomini e donne. Guerra di culture, non di sessi.


Ci stiamo trasformando in bestie? E da dove nasce questo degrado?
Un semplice esempio per l’Italia: la televisione dove c’è un utilizzo scaltro e volgare del corpo delle donne, dove si è imposto per le ragazze il modello veline. Certo poi ci sono donne con la testa, come Milena Gabanelli di Reporter e Camila Raznovich con i suoi Amori Criminali, ma viaggiando molto all’estero spesso i miei interlocutori mi chiedono del motivo di tante donne discinte in trasmissioni che non hanno nulla a che vedere con l’esposizione di quarti di carne. Non mi venga a dire che questa è libertà di “espressione”, ma proprio il suo contrario, è la cosificazione. Io non sono assolutamente contro il corpo femminile nudo, ma voglio che abbia testa e parola.

Non è possibile un dialogo corretto fra uomini e donne? Le donne partecipano di un paradosso. Sono la maggioranza nel mondo, ma appartengono alla minoranza, basta guardare al loro ruolo nell’ambito della famiglia, del lavoro o ancor più del denaro. Ma non sogno un mondo rovesciato. Voglio ribadire che sono le minoranze ad essere il sale delle “maggioranze” vere e presunte, ma non se vengono semplicemente schiacciate.

Com’è stato il rapporto con la cultura maschile nella sua vita?
Sono stata molto fortunata, ho avuto come compagni di strada uomini che rispettavano l’autonomia delle donne, da Alberto Moravia(con il quale fu a lungo unita) e Pier Paolo Pasolini. Ma già in famiglia: mio padre Fosco Maraini era un antropologo, un etnologo che in tempi non sospetti, già durante il fascismo, mi diceva: “Ricordati che le razze non esistono! Esistono le culture.” I miei genitori hanno rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò e per questo abbiamo trascorso due anni, rischiando di morire di fame, in un campo di concentramento in Giappone, dove abitavamo per gli studi e il lavoro di mio padre. Certo già bambina non sopportavo le ingiustizie e mi ricordo che a quattro o cinque anni mi sono allontanata da casa per uno schiaffo di mio padre che ritenevo immeritato. Mi hanno ritrovata dopo un intero pomeriggio. Ero presso la stazione di polizia che parlavo del fatto in dialetto giapponese.

Cosa pensa della situazione scandinava, dove ormai nascono campagne in difesa del maschio, prevaricato dall’universo femminile? Ripeto, sono per la cultura del rispetto e comunque difenderei, se maltrattati, i maschi.

Le donne sono state sottovalutate da tutte le religioni, dal Cristianesimo (basti pensare a San Paolo quando afferma la necessità che la donna sia sottomessa all’uomo), all’Islam. Come mai questa discriminazione? Il cristianesimo degli esordi era di donne: finalmente qualcuno diceva che anche loro avevano un’anima. La rivoluzione di Cristo è straordinaria. Poi si è istituzionalizzata. Ci sono delle donne monache, ma perché non “parroche”, “decane”? Così la parola delle origini si è persa.





2 commenti:

  1. Bella intervista :)
    comincio col mio (lungo ;) ) pensiero:
    1)sul numero esponenziale di omicidi,c'è da rabbrividire
    2)sulle motivazioni che spingono alla violenza, ritengo che ci sia un misto tra raptus e odio
    3)la violenza è sempre evitabile
    4)non sapevo che ci fossero in Scandinavia delle campagne in difesa dell'uomo...da una parte la cosa mi fa sorridere :)
    5)rimpiango il cristianesimo degli esordi
    6)sulle donne in tv ho già espresso la mia opinione in merito :)
    7)c'era un'altra cosa che volevo dire ma non me lo ricordo :(

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  2. Caro L., mi sto muovendo per capire meglio quello che sta accadendo nei Paesi scandinavi. Anche io, come te, trovo questa iniziativa curiosa ma molto interessante!

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