mercoledì 31 marzo 2010

Singolare femminile, donna

Singolare femminile, donna, una alla volta. Mi è capitato di amarne una alla volta, ma niente meno di questo. Ho bisogno che ci sia un innesco di amore, questa fantasia di ammore con due “emme”, come si dice a Napoli, non un’attrazione fisica e basta. Donna, creatura completamente diversa. Io non ci capisco niente, ma non è importante capirsi, solo l’alleanza è importante, la possibilità di stabilire un’alleanza tra maschio e femmina. La scena gigantesca dell’imbarco degli animali sull’arca di Noé è un imbarco muto, non ci sono cuccioli, la vita è stata cancellata ancor prima di essere imbarcata, esistono solo esemplari adulti, la coppia maschio-femmina che poi ripopolerà il mondo successivo e che è l’alleanza più forte che esista, più forte di quella tra madre e figli. Due estranei più o meno coetanei che non vengono dalla stessa famiglia, che non si conoscono e che si scelgono, stabiliscono alleanza e futuro.
Erri De Luca

sabato 27 marzo 2010

Sesto giorno: Mondiali di pattinaggio di figura, Torino 2010.


La vincitrice della categoria femminile è la giovanissima giapponese Mao Asada, che poco prima di entrare in pista era al telefonino con la madre: "Mamma, ho vinto la medaglia d'oro!". Il pubblico torinese ha supportato con grande impegno Carolina Kostner, sesta. I mondiali di pattinaggio di figura si chiuderanno con il Gran Galà, che vedrà sul ghiaccio i primi cinque atleti (o coppie) classificatesi in ogni categoria (maschi, femminile, ice dance, coppie).

La campionessa finlandese Laura Lepisto (bronzo) immortalata con la presidente del comitato organizzatore, Lavinia Borromeo, al momento della premiazione.

Quinto giorno: Mondiali pattinaggio di figura, Torino 2010.


Il ricordo del quinto giorno di competizione è sicuramente questo: l'immagine di Federica Faiella e Massimo Scali, sorridenti con il bronzo al collo, proiettata sul tabellone cubico del Palavela, per la gioia del pubblico. La coppia dimentica Vancouver, Faiella supera l'influenza. "Terrò sempre il ricordo degli spettatori di Torino nel mio cuore, per tutta la mia carriera", ha dichiarato Scali in Mixed Zone in diretta con la Rai.

Il compito del volontario "vigile urbano" nell'area atleti è quello di ricordare loro di infilarsi in Mixed Zone per le dichiarazioni ai giornalisti e le flash quotes, battute a caldo prese da altri volontari per l'ufficio stampa e distribuite in tribuna stampa con la time schedule (orari e ordine di esibizione delle batterie).

Prima di uscire gli italiani si fermano sulla pista per farsi fotografare dagli spettatori della tribuna. Tutti in piedi per loro.

Uno dei fotografi, appena conclusa la cerimonia di premiazione, organizza il gruppo di coppie vincitrici della Ice Dance per uno scatto di gruppo per i fotografi che non hanni accesso al ghiaccio e che sono accalcati a bordo pista.

Il posto che ho avuto durante la premiazione delle coppie di Ice Dance era a dir poco privilegiato, giusto all'imbocco con la pista, sul rink. Ogni coppia da podio si ritrova "alle calcagna" un volontario che la segue dal momento della fine delle gare alle interviste in Mixed Zone, dalla consegna delle medaglie alla comparsa in conferenza stampa. Questi sono gli americani Meryl Davis e Charlie White (argento), che ho marcato talmente stretto che sono rimasti in camerino giusto gli 8 minuti consentiti e sono stati i primi a mettere piede in conferenza stampa, con una attesa dei canadesi Tessa Virtue e Scott Moir (oro, lei nella foto sulla sinistra) di cinque minuti, ma degli italiani Federica Faiella e Massimo Scali (bronzo) di quasi 15 minuti. White ha intrattenuto per un attimo il pubblico di giornalisti mimando un comizio: lui è in assoluto l'atleta più spiritoso!

Mixed Zone
Tutti con il fiato sospeso alle 16 per l'esibizione di short program di Carolina Kostner (quel puntolino rosa sul ghiaccio). Anche gran parte degli operatori dell'area atleti è rimasta immobile durante l'esecuzione, peraltro piuttosto apprezzata. Questo è il corridoio aperto che sta fra la Mixed Zone, l'area relax e riscaldamento e il bordo pista. Carolina Kostner partirà da un quarto posto per la medaglia di migliore pattinatrice. Il podio esclude la coreana Yu- Na Kim per una caduta, che anche dietro le quinte mantiene la calma e scrollando le spalle dice "pazienza", e premia la giapponese Mao Asada. Tutte gareggeranno con programmi liberi ad alta spettacolarità.

giovedì 25 marzo 2010

Quarto giorno: Mondiali pattinaggio di figura, Torino 2010.


Mixed Zone

L'area atleti oggi è stata percorsa in lungo e in largo dai pattinatori maschi che si sono proposti nelle ultime esibizioni da singoli, prima delle finalissime in tarda serata, e dalle coppie della Ice Dance con lo short program, che domani termiranno con performance libere. Terzo posto per gli italiani Federica Faiella e Massimo Scali, che si sono immedesimati in una tarantella vorticosa: domani difenderanno il podio. Faiella promette impegno, nonostante la stanchezza che le ha fatto abbandonare la chiacchierata con i giornalisti della carta stampata. In Mixed Zone Scali si è intrattenuto più di un quarto d'ora, tra televisione (Rai e Euro Sport hanno la precedenza in quanto in diretta), Radio Rai, giornalisti della writing press italiani e stranieri. In Mixed Zone c'è chi raccoglie Flash Quotes, le impressioni a caldo degli atleti appena usciti dalla pista, "catturati" prima che raggiungano gli spogliatoi.

Le immagini di questo pomeriggio nel flusso di pattinatori della Mixed Zone: il costume a kimono, rosso con enormi fiori e un fiocco giallo alla vita per lei, marrone per lui, dei giapponesi Cathy Reed e Chris Reed. Il loro momento di concentrazione, mano nella mano occhi chiusi respiro lento, prima di entrare in pista. E poi la raccolta visiva di pattini fatti in questi giorni: pattini e pattinatori come ciondoli, pattini a strass sulla custodia dei cellulari e stampati sulle borse. Una passione silenziosa!
Domani pomeriggio sarà la volta delle Ladies, primo giorno di gara per la nostra Carolina Kostner che si esibirà alle 16. La Mixed Zone si preannuncia già "movimentata".

Terzo giorno: Mondiali pattinaggio di figura, Torino 2010.


Mixed Zone
Appena medagliato d'argento, Robin Szolkowy all'uscita dei camerini mi concede una fotografia. Un onore non solo perchè la Germania è da sempre nel mio cuore, ma perché il pattinatore della coppia tedesca (in basso, con la bellissima partner Aliona Savchenko) ha emozionato il pubblico sulle notte di "Out of Africa". Molti spettatori si sono addirittura alzati in piedi. Nessuna sbavatura, praticamente perfetti. I punti hanno dato ragione alla Cina (oro), ma i tedeschi sono i vincitori morali, decretati dal pubblico e osannati al momento della premiazione. Robin Szolkowy il giorno prima, in conferenza stampa, aveva detto di non essere soddisfatto del terzo posto ottenuto con lo short program, solo argento ma la coppia tedesca ha meritato "un oro ad honoris causam". Schade!

Mixed Zone

Photo - position
Qualche minuto di relax, tra una batteria e l'altra. Gli spalti si sono riempiti con il tutto esaurito per le esibizioni libere delle coppie e per la consegna delle medaglie. La stanchezza c'è, ma non si vede!

Photo - position
Il terzo giorno di lavoro è tutto dedicato ai fotografi. A bordo pista come al terzo livello, per controllare che mantengano le rispettive posizioni e che non si muovano durante le esibizioni. Ma soprattutto per far loro da tramite con il media center per lo sviluppo istantaneo delle fotografie. Dai cinesi dell'oro nelle coppie alle performance dei singoli maschili, cosa non ci è passato per le mani, a noi messi!

mercoledì 24 marzo 2010

Secondo giorno: Mondiali pattinaggio di figura, Torino 2010.

Press tribune

I campionati entrano nel vivo, mattinata di gare dedicata alla Ice Dance - programma obbligatorio, danza sul ghiaccio. Tra i primi italiani ad esibirsi la coppia Federica Faiella - Massimo Scali, quinti alle Olimpiadi di Vancouver, vicecampioni europei del 2009 e quinti ai mondiali del 2008.

L'immagine della cerimonia di apertura con la quale apro la mia photogallery, modesta per tempi e mezzi: all'altoparlante si annuncia "tutti in piedi" per l'inno nazionale. Ad alzarsi non solo il pubblico, ma tutti i giornalisti e i fotografi -italiani e stranieri- presenti in tribuna, capaci in pieno spirito sportivo di lasciare per qualche minuto il lavoro in corso.
Trovo meravigliosa la prospettiva dello scatto, certo poco "fotografica" (la si deve lasciare a chi ne fa una professione) ma molto "amatorial-giornalistica", capace di descrivere cioè la mia esperienza. La tribuna stampa al momento dell'inaugurazione (ore 17) era poco affollata. Le gare sono riprese subito dopo, intorno alle 18 con lo short program: in pista le coppie. Tra queste l'italiana Stefania Berton - Ondrej Hotarek, che dai primi minuti di riscaldamento della prima batteria (4 coppie per un totale di 25) ha scatenato applausi e fischi di incitamento. Nel corso dell'esibizione dei due italiani, poi, il pubblico ha ritmato a suon di mani la musica. Un benvenuto affettuosissimo!

L'esibizione più "calda" della cerimonia di apertura, sulla musica della italianissima "Qui dove il mare luccica". Per vederla con i propri occhi il video di Torino 2.0.

Il meraviglioso gioco di luci di cui si gode dalla tribuna stampa, che ospita 300 posti a sedere per giornalisti e salotti tv, compreso un terzo piano dedicato ai fotografi per le riprese dall'alto.

I "baby pattinatori" di Torino hanno rotto ufficialmente il ghiaccio. Qui schierati dopo il saluto ufficiale di Lavinia Borromeo Elkann (presidentessa del Comitato organizzatore), del sindaco Sergio Chiamparino e di Ottavio Cinquanta (presidente International Skating Union, Isu).

lunedì 22 marzo 2010

Primo giorno: Mondiali pattinaggio di figura, Torino 2010.

Ufficio stampa - Mixed Zone - Tribuna e sala stampa - Photo position

E' tutto pronto per i campionati mondiali di pattinaggio di figura che da questa mattina - fino al 28 marzo - animano il Palavela, a Torino. Oggi è l'ultimo giorno dedicato agli allenamenti degli atleti. Ed è stato il giorno della prima conferenza stampa della nazionale italiana, con il benvenuto del comitato organizzatore e dell'Isu (International Skating Union). Grande attesa per Carolina Kostner, che al Palavela si è dedicata alle prove per tutto il fine settimana. Insospettabile assente il russo Plushenko, che prometteva spettacolo, ma che per un infortunio non è rimasto a Torino ed è partito in tarda mattinata.

martedì 16 marzo 2010

C'è dittatura e dittatura

Donne senza uomini:

"Questo film può aiutare gli spettatori a capire tante cose. Interessante non è solo la lotta contro la dittatura, ma la denuncia contro una dittatura del maschilismo che non riguarda solo l'Oriente iraniano ma anche noi, oggi. La dittatura è un animale maschile, la democrazia forse è un animale femminile".

Maurizio Turrioni, per "Famiglia cristiana"


Guarda il video.


lunedì 15 marzo 2010

Occhi alla tette!


L'attrice premio Oscar nel video-parodia che pubblicizza le 'tette sulla fronte': ''Così gli uomini vi guarderanno quasi negli occhi''. L'originale campagna per sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema delle molestie sessuali nei confronti delle donne sul posto di lavoro. Guarda il video.


giovedì 11 marzo 2010

Donne senza uomini



Donne senza uomini è la trasposizione del libro omonimo di Shahrnush Parsipur e segna il debutto alla regia dell’artista iraniana Shirin Neshat che con la pellicola ha vinto il Leone d’argento alla scorsa edizione della mostra del cinema di Venezia.
Il film è ambientato nel 1953, durante il conflitto per emancipare la Persia dalle potenze europee e ottenere la nazionalizzazione della Anglo-Iranian Oil Company. Le vite di quattro donne di diversa estrazione sociale si intrecciano: Munis ha una forte coscienza politica e resiste all’isolamento impostole dal fratello, Faezeh sogna di sposare l’uomo che ama, Fakhiri è sposata ma non innamorata e per questo lascia il marito e riaccende un sentimento trascorso, Zarin è una prostituta che ha subito abusi dagli uomini dei quali non distingue più i volti…


Dal 12 marzo al cinema.

Meglio "gobbi" che precari


Si dice che la crisi non guarda in faccia a nessuno, ma domani forse dovrà arrendersi. Perché domani, a sfidarla, saranno i giovani, quelli che il suo sguardo magari non l’hanno ancora incrociato davvero, ma che non hanno paura di farlo. Per questo, i ragazzi di tutta Italia hanno prestato il loro volto e le loro parole alla causa della Fotopetizione nazionale “Un urlo contro la crisi”, organizzata dai giovani della Cgil, in vista dello sciopero generale del 12 marzo, con la collaborazione di Unione degli Universitari, Rete degli Studenti Medi e Unione degli Studenti.

La Fotopetizione è partita il 27 febbraio e ha coinvolto studenti e giovani lavoratori che si sono fatti scattare una foto con un fumetto per esprimere la propria condizione lavorativa. Una galleria fotografica di ansie, serie difficoltà e aspettative ha così preso vita dapprima nelle piazze di 10 città italiane – da Roma a Napoli, da Perugia fino a Torino – e continuerà sino a domani su internet, all’indirizzo del gruppo Flickr “fotopetizione un urlo contro la crisi”, dove è possibile scaricare parte delle migliaia di testimonianze raccolte. La Cgil Piemonte a Torino, dove gli scatti in piazza sono stati fatti nel pomeriggio del 27 febbraio in Largo Saluzzo, si aggiudica il quarto posto nella lista dei collaboratori più “meritevoli” con quasi sessanta fotografie, subito dopo la Cgil di Roma e Lazio (93), l’Udu di Palermo (84) e la Cgil Umbria (80).

Ma cosa hanno mimato i giovani? I fumetti sono fantasiosi: si va dal classico “Un lavoro sicuro, una casa decente”, al musicale “Chi non lavora non fa l’amore”, alla battuta amara “Il mio lavoro è cercare lavoro”, fino allo scanzonato “Il vino è finito, la crisi no”. I piemontesi, poi, vanno sul locale con il riferimento ad Agile – ex Eutelia “Datemi una consonante: Eute_ia”, senza rinunciare al contagio sportivo: “Meglio gobbi che precari (forza Toro!)”.

“Abbiamo impresso l’urlo collettivo” spiega Ilaria Lani, responsabile politiche giovanili della Cgil Nazionale “Porteremo queste rivendicazioni in piazza, per farle sentire a chi ha in mano il loro futuro”.

La Cgil non si è fermata però alla Fotopetizione, ha steso infatti una “Agenda anticrisi per i giovani”, costruita attorno a sette punti fondamentali: un buon lavoro e una buona retribuzione, un contratto sicuro, un sapere rivalutato, un reddito per i periodi di non lavoro, una casa a basso costo, una pensione certa. L’ultimo punto riguarda la ricostruzione della rappresentanza sindacale a partire da “una nuova leva di giovani delegati”, un’attenzione che tocca il mondo giovanile non solo fuori ma all’interno del sindacato stesso.

Spiega Ilaria Lani: “Il rapporto con le realtà studentesche di ispirazione sindacale è stato coltivato fin dalla loro nascita, nel 1994. Da un anno abbiamo pensato a uno spazio specifico per i giovani all’interno del sindacato, per far emergere la sensibilità di una generazione per lo più esclusa dal mondo del lavoro. Una priorità che non vuol dire creare una struttura giovanile perché non avrebbe senso, dato che l’organizzazione sindacale è a livello contrattuale con strutture di categoria o territoriali. Chi è precario non partecipa al sindacato perché spesso non gode dei diritti sindacali minimi, come quello a votare i delegati o a riunirsi in assemblea. Il mondo del lavoro è cambiato, si va destrutturalizzando e oggi fare sindacato è più complesso. È anche vero che il sindacato stesso, in passato, è stato poco capace di pensare a una struttura per ricucire lo strappo con le nuove generazioni. Si stanno muovendo i primi passi”.


Giovanna Boglietti

Futura (www.futura.unito.it)


martedì 9 marzo 2010


Hanno pianto un pò, poi si sono abituati.
A tutto si abitua quel vigliacco che è l'uomo.

Fedor Dostoevskij

Ridateci le amanti

E ora, per favore, ridateci almeno le amanti, quelle capaci di far perdere la testa agli uomini del potere. Di farli camminare sui tetti di notte, come le leggende raccontano di Bettino Craxi, o scrivere appassionate lettere del tono di quelle inviate da Benito Mussolini a Claretta Petacci.

Soltanto questo chiedo all’8 marzo che è andato, e non mi sembra di macchiarmi di bacchettonismo o di vetero-femminismo. Anche quest’anno si è provato a festeggiare una Donna, ma nessuno sa più quale. In nome di non è ben chiaro che cosa, si sono chieste mimose, manifestazioni, piazze gremite. Persino uno sciopero della categoria. Forse per far vedere quante siamo: come gli immigrati una settimana fa.

Io chiedo che nelle stanze del potere ritornino almeno loro, le amanti. Voglio di nuovo la Donna del Capo. Anni ed anni di femminismo spesi a lottare contro questa figura considerata eretica. Era la subalterna, quella che aspettava il Lui di turno, e lo svagava nei rari momenti liberi concessi a un leader. Orrore, si è sempre pensato. Che cosa ne è delle rivendicazioni e dei diritti, o dell'affermazione della nostra personalità se siamo delle semplici amanti?

Errore, dico io, ora che abbiamo una classe politica che è stata così cortese da dare ragione alle donne. Tenetevi le amanti, non sappiamo che farcene, troppo impegnative, hanno detto. Molto meglio un'ora con una, tre quarti d’ora con un'altra: almeno finché da qualche parte si troveranno soldi a sufficienza per comprarle. E con estrema disinvoltura si sono liberati di noi che il sesso non l'abbiamo mai considerato una merce.

Errore, sì. Come possiamo fidarci di uomini che si circondano di donne che hanno soltanto un ruolo riproduttivo-ricreativo? Che senso ha sperare che nelle stanze del potere degli enti o delle aziende - o di qualsiasi apparato politico, economico, amministrativo - appaia una di noi se le uniche funzioni riconosciute sono quelle di far figli o dare una pausa di piacere sessuale? Che società costruiranno persone che riducono il sesso ad una pulsione da soddisfare indipendentemente dalla bambola che hanno a tiro? Quali sfide potranno far vincere al loro Paese leaders che imboccano le scorciatoie anche nei rapporti con donne e trans, preferendo acquistarle, un tanto a prestazione? E che uomini sono quelli che vivono senza amore?

Pensate che tra Claretta Petacci e Benito Mussolini esistesse solo una storia di letto? O che Nilde Iotti e Palmiro Togliatti abbiano sfidato la gogna di una relazione clandestina durata anni soltanto per un po' di piacere sessuale? O che Bettino Craxi affrontasse litigi e capricci di Anja Pieroni o di Patrizia Caselli, esclusivamente per la loro avvenenza? E pensate che tutti e tre - Mussolini, Togliatti o Craxi - nutrissero meno rispetto per le loro donne di quello suggerito dalle cronache degli ultimi mesi?

Io no, e quindi, per favore, vi pregherei di ridarci almeno le amanti, quelle capaci di far perdere la testa agli uomini di potere. E di ricordare loro che esiste l'amore: per noi donne l'unico sentimento per cui vale la pena smuovere anche le montagne.


(Flavia Amabile - La Stampa)

mercoledì 3 marzo 2010

I talebani bruciano la bellezza con l’acido, alcuni italiani la ricostruiscono

E’ la bellezza a terrorizzare i talebani. E in questo caso i talebani non sono soltanto i guerriglieri islamici che gettano l’acido in faccia alle studentesse afghane. Sono anche i padri e i mariti che ogni anno sfregiano i volti di centinaia di donne e bambine musulmane. Donne punite per aver rifiutato un’offerta di matrimonio, per il sospetto di un tradimento, perché vogliono studiare, per la delusione provocata da una dote non corrisposta secondo le attese. Accade anche in Italia, lo dice la nostra cronaca. La bellezza di questi volti femminili orientali, dall’Afghanistan al Pakistan, viene ogni giorno rubata per sempre attraverso un miserabile acido delle batterie d’auto. E’ un’organizzazione italiana a occuparsi, soprattutto in Pakistan, della ricostruzione chirurgica di questi poveri volti tumefatti, anneriti e piagati dall’odio. “Smileagain” è un’organizzazione non governativa nata in Friuli che ha curato un centinaio di donne musulmane. Il loro lavoro è tanto più eroico a giudicare dagli allarmanti dati della fondazione Sopravvissute all’Acido, secondo cui l’acidificazione è molto aumentata negli ultimi due anni.

“Acidificate” perché basta un bicchiere in pieno viso e il tessuto della pelle è divorato in un istante. Si perde la vista, il capello non ricresce, si blocca il movimento facciale, costringendo spesso ad alimentarsi di liquidi per mezzo di una cannuccia. L’acido penetra fino alle ossa, intaccando i muscoli. In alcuni casi le vittime muoiono. Altre tentano il suicidio. Non sopportano la vista di quei tronchi umani. E poi i danni causati dall’acido sono molto più gravi delle ustioni da fuoco, che durano soltanto finché la fiamma è accesa; l’acido invece continua a corrodere anche molto tempo dopo.
Donne punite spesso nel momento in cui sono più indifese, nel sonno o mentre aspettano di raccogliere l’acqua. Gli sharioti, gli oscurantisti delle legge islamica, le famiglie “offese” dalla libertà di queste ragazze, non gettano l’acido per uccidere, ma per marchiare la sopravvivenza. Secondo “Smileagain” non è nemmeno possibile ipotizzare il numero delle donne colpite.

“E’ difficile sapere quante siano perché è una questione di ‘disonore’, le ragazze si sentono in colpa, ‘mi hanno acidificato perché ho sbagliato’, così non parlano”, dice al Foglio la signora Daniela, segretaria audace di Smileagain. “Ad aiutare queste donne ci ha spinto il loro grido di aiuto apparso su libri e giornali. I nostri medici vanno diverse volte all’anno in Pakistan, si scelgono i casi più gravi: una persona per riavere un volto ‘umano’, non diciamo bello, va operata più volte, fino a quindici interventi. Una ragazza di Lahore aveva il volto come un manichino, era cieca, le erano rimasti soltanto dei bellissimi denti. L’acido scioglie la pelle come una candela. L’anno scorso una ragazza pakistana era in cucina, con il ragazzo. Lei gli ha detto che non lo voleva, lui le ha bruciato la faccia. Oggi ha soltanto metà volto intatto”.
Perché l’acido? “Perché agisce rovinando il viso senza uccidere. E il viso perché è la loro unica ricchezza, sono ragazze povere ma belle, dopo l’acidificazione saranno inutili. La loro unica ricchezza è la bellezza, il colore della pelle, così alla donna si ruba tutto. Una ragazza è stata qui tre anni, mi accarezzava i capelli, diceva che anche lei li aveva. Così le abbiamo ridato anche i capelli, con vari trapianti”.

Il dottor Losasso, fondatore di “Smileagain”, sta per tornare in Pakistan. “L’ultima che ho operato aveva sedici anni, aggredita da un uomo di quarantadue, acidificata al volto, al torace e agli arti. Tutte le sue fattezze erano devastate. Parliamo di bambine abbandonate spesso anche dalla famiglia che si vergogna di avere una figlia ‘colpevole’”. Daniela ci parla di Nasreen. “Aveva quindici anni, un uomo di trentacinque anni la corteggiava, lei ha rifiutato le proposte. Nasreen stava dormendo quando l’acido le ha bruciato tutto, il nervo ottico, il bulbo. C’era tutta la famiglia di lui a bruciarla. In Italia si sentiva in colpa, l’unica cosa che la gratificava era il risarcimento avuto dai genitori, poverissimi. Nasreen è tornata in Pakistan, ha di nuovo un volto, non vede e legge in braille, ma è tornata a vivere”.


(Giulio Meotti - Il Foglio. it)