giovedì 20 maggio 2010

La migliore imprenditrice immigrata dell'anno coltiva spezie a Moncalieri

Non vede l’ora di tornare dai suoi quattro bambini, Edith Jaomazava. Il suo pensiero corre al più piccolo, che in questi giorni è malato e chiede di lei. Edith è una mamma, ma non solo: è lei la vincitrice del MoneyGram Award 2010, il Premio per l’Imprenditore Immigrato dell’anno.

La cerimonia di consegna è appena finita e con la voce emozionata chiede: “A Torino è già arrivata la notizia? Che vergogna!”. A Moncalieri, dove vive, la aspettano parenti e amici, ma dice che lì ancora nessuno sa del suo successo, vuole che resti una sorpresa per quando sarà di ritorno. Presto, prestissimo, perché – continua a ripetere – i suoi bambini la aspettano.

Attorno a lei c’è un vociare continuo. Telefono alla mano, si aggira ridendo alla Casa del Cinema di Villa Borghese, a Roma, sfondo della premiazione, dove ha sede fra l’altro la MoneyGram, la società che ha indetto il premio ed è tra le più conosciute per trasferimenti internazionali di denaro, con 198 mila agenti in 191 Paesi del mondo.

Il Paese di Edith Jaomazava, prima dell’Italia, è stato il Madagascar. In Italia Edith ha fondato nel 2004 la SA.VA, per lanciare la vaniglia e le spezie tipiche della sua patria, nel mondo (Germania, Francia, Spagna e Svizzera). Vendite di questo tipo nel settore dell’import- export restano innovative; quelle della SA.VA, nel 2009, hanno registrato una crescita di più del 62 per cento: “Dal 2004 ad oggi siamo passati da un solo prodotto a venti e credo che, a settembre, arriveremo a 25 prodotti. L’azienda costa tanti sacrifici, soprattutto per quella parte della famiglia che vive con me a Moncalieri, visto che non sono mai a casa; eppure, quando sono arrivata in Italia ho deciso di non accontentarmi di un lavoro qualsiasi. Avevo una famiglia numerosa, ma ero una straniera con dignità. Così, avendo già un commercio di spezie e vaniglia burbon avviato in Madagascar, ho colto l’occasione per allargare la mia attività”.

E c’è riuscita, tanto che la giuria della MoneyGram non ha avuto dubbi a nominarla vincitrice. Racconta Katia Romano della MoneyGram: “Edith ha saputo sviluppare una azienda attraverso ciò che di buono ha la sua terra. Non solo: ha riportato in Italia un commercio caduto in disuso, tanto che, la sua, non è la solita vaniglia sintetica, ma un prodotto naturale e di qualità. E ancora, Edith dà lavoro in Madagascar a ben 300 persone e proprio a questi lavoratori lei porterà il premio vinto. Insomma, rientra nella categorie che riteniamo importanti: crescita dell’azienda, indotto occupazionale, innovazione, responsabilità sociale e imprenditoria giovane visto che ha solo 40 anni”.

L’imprenditoria di immigrati in Italia è agevolata dalla determinazione dei singoli, quella femminile poi è ancora più sorprendente, secondo Katia Romano: “Tra il centinaio di candidature ricevute, la metà erano di donne, questo è un buon segno. Ma è anche importante un altro dato: i candidati provenivano da tutto il mondo, dall’America latina all’Africa all’Europa. Si dedicano a un ventaglio vastissimo di settori (agricolo, alimentare, commerciale, solidale) e per lo più si sono inseriti nel Nord Ovest e al Centro, vicino a Roma. In pratica, dove è maggiore l’immigrazione, verso la capitale e in Lombardia attorno a Milano, tanto è possibile sviluppare realtà imprenditoriali convincenti”.

A proposito di integrazione, Romano racconta di storie altrettanto variegate: “Gli imprenditori arrivano spesso da clandestini, ma sono molto solidali gli uni con gli altri e così entrano nel circuito lavorativo; poi alcuni dei più bravi riescono ad affrancarsi e a sviluppare una idea: “La difficoltà è all’inizio, perché si sentono soli. Le istituzioni poi sono un ostacolo, tra permessi di soggiorno e autorizzazioni. Gli italiani, almeno nel caso dei nostri imprenditori, non sono razzisti, anzi li hanno accolti bene. Ricordo la storia della vincitrice del Premio Innovazione 2009: lei, ha vinto per una attività aperta grazie all’affetto di una vicina di casa italiana che credeva in lei e che le ha prestato 5mila euro”.

2 commenti:

  1. alla faccia di chi dice che stranieri e clandestini fanno del male alla società...l'unica distinzione da fare è tra cattive e buone persone.punto.

    purtroppo alcune personalità rovinano e mettono in cattiva luce quelle migliori,della stessa nazionalità.

    Di fronte a questa donna mi inchino... :)

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  2. certo non si possono dividere le masse in buoni e cattivi, la gramigna cresce anche negli orti curati. ma è positivo parlare di casi come questo, anto più che oltre ad imprenditoria nata dall'immigrazione, si tratta di una imprenditoria femminile, e non poco visto che è la metà nel suo genere!

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