mercoledì 27 gennaio 2010

Dal Corpo al... Volto delle donne


Dal corpo al volto. Volto come coppa, contenitore di emozioni; volto come storia; volto come personalità. È questa l’ultima frontiera della lotta alla mistificazione della figura femminile che Lorella Zanardo sta portando avanti a meno di un anno dalla diffusione del famoso documentario “Il Corpo delle Donne” (2009). Un lavoro per il quale la consulente e docente milanese, membro della WIN (organizzazione internazionale di donne professioniste con sede ad Oslo), ha messo la sua voce come grido di protesta contro i modelli svilenti di donna veicolati dalla tv. Realizzato in collaborazione con Marco Malfi Chindemi e Cesare Cantù, il documentario è stato trasmesso il 16 gennaio scorso anche dalla BBC.

Dal Corpo delle Donne al Volto delle Donne. Cosa cambia?

«Si tratta di una indagine più ampia a livello territoriale, che si fa internazionale. Il tema del corpo mercificato che abbiamo trattato per la prima volta in ambito italiano e soprattutto televisivo resta comunque sullo sfondo. Non parleremo solo di un volto trattato dalla chirurgia estetica, privato dei suoi connotati più veri, ma soprattutto della ricaduta sociale che la “scomparsa del volto” può avere. Cosa ne sarebbe delle nostre nonne, per esempio, se non le ricordassimo più per quella fisionomia che, pur imperfetta, le rendeva uniche, nostre? La scomparsa del volto cancella la storia e la personalità di una donna»

Il Corpo delle Donne continua a dare i suoi frutti, intanto.

«Il documentario ha fatto notizia. Concretamente abbiamo organizzato un corso di educazione all’immagine che invita a guardare con occhio critico il prodotto televisivo; non a caso l’abbiamo chiamato “Nuovi occhi per la tv”. È un progetto ambizioso, che ci sta portando in tutta Italia ma che non potremo continuare a portare avanti da soli, siamo volontari impegnati 14 ore al giorno. Speriamo, quindi, che il Ministero raccolga la nostra opera e che enti come Regioni e Comuni e associazioni locali facciano altrettanto. Questo perché per avere nuovi occhi per la tv serve un vero radicamento sul territorio. Noi abbiamo iniziato su richiesta dei tanti insegnanti che ce l’hanno chiesto sul nostro blog (www.ilcorpodelledonne.net). E’ importante parlare ai ragazzi, parlare nelle scuole, incitare il passaparola, seminare una cultura attenta»

Maschi e femmine. La rieducazione della ragazza passa anche attraverso quella del maschio?

«Assolutamente sì. Stiamo portando avanti una analisi parallela del maschio, perché in tv abbiamo la donna-merce tutta curve, ma nello stesso tempo abbiamo un maschio “minus habens” che pensa al sesso tutto il giorno. I ragazzi di oggi non sono tutti “tronisti”, benché resti una divisione di ceto fra di loro. I più istruiti si rifiutano di essere rappresentati come vogliosi: rispetto al vecchio maschio italico, il latin lover, sono evidentemente più europei»

Le ragazze si scostano dalle “veline”, ma seguono i modelli dominanti; non è così?

«È proprio così. C’è una Italia divisa in due: le ragazze che guardano tanta televisione, non la criticano e recepiscono tutti i modelli proposti, modelli di donna svilenti; poi ci sono le ragazze in gamba ma intrappolate in un contesto sociale che richiede condivisione e partecipazione. Lo dicono loro stesse, sul mio blog una studentessa di 16 anni, Letizia, scrive: “I tipi di donna che la tv propone non piacciono neanche a me. Gentilmente dottoressa, può spiegarmi però quali altri modelli esistano?”. Questo perché dobbiamo riuscire a dare ai giovani modelli alternativi. O meglio, più che di modelli parlerei di figure alle quali ispirarsi, e per questo esserne fiere»


Giovanna Boglietti

2 commenti:

  1. su questo post di cose da dire ne avrei...ma cercherò di essere conciso...
    innanzitutto bell'intervista e bella lotta!!!
    in effetti notare come tra 50 anni saremo pieni di vecchietti tutti rifatti,che non si capirà se sono umani o alieni...provocazione?forse...ma resto dell'idea che una persona sia bella pure nei suoi difetti...perchè la rendono "umana"...mai banale e scontata...penso a mia nonna di 93 anni e a come sia ancora bella! :)
    parlando di educazione:beh ritengo che finchè avremo programmi come "uomini e donne" et similia,il progresso mentale di alcuni ragazzi e ragazze rimarrà limitato,al concetto di persona oggetto tanto per intenderci...non la valorizzazione di una persona per quello che è,ma per quello che sembra,indossa,parla (volgarmente)...una standardizzazione generale più precisamente!
    aggiungo una postilla-provocazione:vogliamo parlare anche dei tatuaggi fatti e sfoggiati più per moda che per altro? (se per caso la titolare del blog ne ha uno,nulla di personale :)
    i mass media oggi inondano i nostri occhi di corpi più o meno nudi...belli a vedersi!ma un pò (tanto) svilenti...
    intendiamoci:non sono un puritano,anzi!lungi da me!però un minimo di buon senso e pudore non guasterebbe...quindi questa lotta la condivido appieno

    p.s. in questo blog trovo molte notizie su cui sono d'accordo :) che fortuna...
    p.p.s spero di trovare un post dove poter dire finalmente un parere contrario :D

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  2. caro L.,
    ti ringrazio per la tua "fedeltà" al blog, mi fa molto piacere. Posso dirti che il lavoro della Zanardo non è tanto una provocazione purtroppo, ma una presa di coscienza della realtà che tu bene hai descritto nel commento. Spero ti sia piaciuto anche il servizio video che ho realizzato.
    Condivido il tuo appunto sui tatuaggi "da mostrare". in realtà, non ne ho nessuno e ti spiego il perché: in quanto opera artistica su un corpo penso che di un tatuaggio si debba dare sfoggio e che sia quello il suo fine. non credo però al suo valore spirituale. mi spiego: non è una lettera dipinta sul petto che dimostri l'amore verso una persona; né che un pugnale sul polpaccio dia l'idea di forza. se questi gesti vogliono essere provocatori e una sfida o una dimostrazione, li si prendano per quello che sono: pittura.

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