mercoledì 14 luglio 2010

Se l'ostetrica è un uomo.

Allattare o fasciare? “Io per prima cosa darei un seno, lo avvolgerei e proverei ad allattare dall’altra parte, nel caso volessi allattare”. La piccola esitazione non delude Nadine Höfling. Nadine ascolta Unger attentamente. Unger – 43 anni – è arrivato a casa sua per la terza volta, da quando lei è diventata madre. Adesso le sta mostrando come lavare Lilly – neonata di dieci giorni. E si raccomanda di ungere la pelle squamosa della bambina. “La pelle si rigenera continuamente, dura dalle due alle tre settimane”. Ora che il taglio del parto cesareo s’è rimarginato, Unger è fiducioso e risponde alle domande sull’allattamento e sulle flatulenze della bambina, prima di lasciare la giovane mamma e tornare dalla sua famiglia. Una visita da ostetrica come mille altre. Con la differenza che l’ostetrica è proprio un uomo.



Inizia così l’articolo del quotidiano tedesco “Die Zeit”, tutto dedicato a un personaggio che, a sorpresa, fa parlare di sé. Jens Unger è, per corretta definizione, l’unico ostetrico uomo in Germania. Con la moglie Wanda porta avanti, oltre che un lavoro di docente alla Bavaria-Klinik di Kreischa, un ambulatorio di ostetricia a Dresda-Johannstadt unito a visite a domicilio.

Prima possibile avvocato, poi volontario in ospedale: poteva scegliere oculistica, invece è entrato in sala parto. Studente alla scuola di ostetricia, unico maschio, ha conosciuto lì la moglie. Dice una ex compagna:

Wir haben uns gefragt, wieso der ausgerechnet diesen Job machen will. Für die meisten von uns war klar, als Patientinnen würden wir einen Mann nicht an uns ranlassen.

Ci siamo chieste, perché lui volesse fare questo lavoro. Per la maggior parte di noi ragazze era chiaro, come pazienti non ci saremmo mai affidate a un uomo.

L’accesso alle scuole di ostetricia tedesche è stato concesso agli uomini nel 1985. Jens è entrato nell’olimpo di una professione riservata, “di genere”. E racconta che le cose non sono tuttora semplici: quando sbaglia, anche se per piccoli errori, gli si rinfaccia di essere uomo. Le colleghe sostengono che lui non riesce a capire quello che una donna sente. Vero, ma secondo Jens un parto è più semplice di quel che si pensa:

Eine Geburt muss funktionieren – unabhängig von der Chromosomenkonstellation der Geburtshelfer.

Un parto deve funzionare, indipendentemente dalla costellazione di cromosomi dell’ostetrica/o.

Nella pratica le cose però si rivelano diverse. Jens ha portato a termine i tre anni di studio, ma l’associazione di categoria è chiusa ai maschi. Anche e soprattutto per le assegnazioni dei posti vacanti, per le quali si preferiscono ostetriche donne. Questione di storia, di sensibilità e di genere (femminile), secondo la portavoce Edith Wolber:

Genauso wie sich die meisten Männer lieber von einem männlichen Urologen behandeln ließen.

Così come la maggior parte degli uomini è più adatta a fare l’urologo.

Forse in questo l’Italia può vantare qualche passo in avanti. I ginecologi sono sempre più numerosi e molte donne li preferiscono alle colleghe femmine, proprio per la minor pretesa a “sentire empaticamente” la pazienti. Di ostetrici uomini ancora non se ne vedono molti e spesso e volentieri coincidono con i ginecologi. La FNCO (Federazione nazionale collegi ostetriche) si rivolge con maggiore apertura “alle iscritte e agli iscritti”. E poi c’è la AOGOI, che ingloba ostetrici e ginecologi ospedalieri.

Le pazienti invece si dividono sui blog dispensatori di consigli alle neo-mamme. C’è quella che ha apprezzato “il ragazzo molto gentile e timido ma attento in sala parto, una piacevole sorpresa” e quella che sbuffa: “Ci mancava l’ostetrico uomo, peggio delle doglie!”. Come direbbe Jens, basta che un parto funzioni. Il resto sono gusti.



Giovanna Boglietti

2 commenti:

  1. Interessante, è bello sapere che c'è chi sfida gli stereotipi di genere, complimenti per aver scovato la notizia sui giornali crucchi :-)

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  2. Caro Nicola, adesso sta a te rilanciare trovando una donna impegnata in un lavoro insospettato! ;)

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