sabato 25 settembre 2010

Laura: un prete ha abusato di lei. La sua vita amorosa stravolta

"Erano giovani, belli, intelligenti, puliti. Molti li ho ritrovati su Facebook, sono rimasta annichilita nel sapere che erano ancora in contatto con quel prete. Soprattutto se penso a quello che hanno subito, più grave e pesante ancora di quel che è toccato a me, forse perché ero una bambina e loro dei maschietti. Gli abusi e le violenze che abbiamo patito hanno cambiato per sempre la nostra vita, non c'è risarcimento per qualcosa che ti impedisce di essere te stesso, ti fa perdere la fiducia, stravolge per sempre la tua vita amorosa".
Laura M. ha 35 anni, un compagno, un lavoro da insegnante in un piccolo centro del nordest. Insieme a quello di molti altri sconosciuti che hanno risposto all'appello il suo sarà uno dei racconti che oggi a Verona vorrebbe cambiare la storia italiana delle vittime della pedofilia nelle chiese, nei seminari, nei collegi. Quelle vittime di preti pedofili che - secondo il gruppo 'La colpa' (infolacolpa. it) che ha organizzato l'incontro al Palazzo della Gran Guardia, scegliendo non per caso uno dei luoghi più visibili della città - in Italia fanno ancora così fatica a denunciare gli abusi subiti, a essere creduti, a ottenere giustizia.
Il racconto di Laura è arrivato prima con una timida mail: "Gentili signori, ho visto il vostro annuncio su Internet. Non so se il mio caso vi può interessare perché non mi sono mai rivolta alla polizia e ancora oggi non ho il coraggio di svergognare quel prete, che sia pure molto anziano è ancora presente nella sua comunità".
Dall'altra parte, la donna ha trovato incoraggiamento e comprensione: "È capitato anche a noi, a volte si convive tutta la vita col peso di un'ingiusta vergogna". Così, è riuscita a continuare: "Avevo 11 anni quando ho sentito per la prima volta su di me il sesso di un uomo. Era il mio parroco, e ogni scusa era buona per restare solo con me e attirarmi in casa sua, sopra la sacrestia. Io resistevo, ma ero debole, indifesa, non capivo quanto fossero gravi quelle molestie e non avevo il coraggio di ribellarmi a un adulto del quale mi fidavo ciecamente. Lo scandalo scoppiò quell'estate, un ragazzino più piccolo raccontò a casa quel che gli stava capitando e scoprimmo così che la cosa andava avanti da anni, che alcune famiglie avevano cambiato parrocchia senza però mai pensare a proteggere i figli degli altri...".
Ma, come in molti altri casi, le gerarchie locali scelsero di insabbiare il caso: "Quel prete lo trasferirono per due anni al Tribunale ecclesiastico, poi gli affidarono un'altra parrocchia, poi ancora un'altra, neppure troppo lontana. Andai dal padre spirituale del collegio, mi disse di non parlare e che potevo continuare a volere bene al mio parroco... Dopo, venne un altro prete, un uomo di grande moralità, è grazie a lui se non ho smesso di credere in Dio. Ma per anni e anni non ho potuto avvicinare un uomo, non sopportavo neppure l'idea e soffrivo ancor di più pensando ai miei amici, quelli con cui ho diviso gli anni che dovevano essere i più belli.
Ora so che molti di loro non hanno potuto farsi una famiglia né essere felici, e non riesco a perdonare". Resta un peso difficile da cancellare: "Ho cambiato città, mi sono allontanata, a trent'anni mi sono fidanzata, ma ancora non riesco a pensare a dei figli. E vorrei far qualcosa per non lasciare più che la vita di un bambino sia compromessa per un sistema malato, che la vita di un adulto sia sprecata. Naturalmente non farò il nome dei miei amici. Vorrei poter dir loro del mio affetto, ma consegno la mia esperienza come la denuncia del nostro male".
Storie come quella di Laura hanno convinto il gruppo originario dei fondatori di 'La colpa', perlopiù ex allievi del 'Provolo', la scuola per bambini sordi di Verona dove decine di allievi sarebbero stati abusati, che era giunto il momento di uscire allo scoperto. "Vogliamo offrire a tutte le vittime di preti pedofili italiani il sostegno psicologico che è indispensabile, perché queste violenze sono paragonabili a quelle familiari anche per le conseguenze che lasciano - spiega Salvatore Domolo, 45 anni, il portavoce, che ha alle spalle una storia di bambino abusato e di ex prete - e il sostegno legale. Ma non ci interessano i risarcimenti, quanto l'urgenza di un'azione legale verso la Chiesa cattolica per crimini contro l'umanità. E il 31 ottobre saremo a Roma, insieme alle vittime da tutto il mondo, per manifestare con le nostre facce e le nostre storie quello che è accaduto anche in Italia, a centinaia di bambini e di ragazzi".

(di Vera Schiavazzi, La Repubblica)

2 commenti:

  1. alle volte vorrei che Qualcuno da Lassù desse una scossa fortissima per far si che alcuni di questi "ministri" della Chiesa non esistano...
    Tra tante ottime azioni e tanti esempi di moralità,di saggezza,di bontà e carità da parte di parroci,missionari,...questi episodi dimostrano invece quanto la natura umana sia spesso crudele,dai lati oscuri aventi una doppia faccia: la brava persona-mostro...
    Penso inoltre che l'azione legale debba essere rivolta non solo alla Chiesa...quante persone,popoli,nazioni hanno combattuto e sparso sangue in nome di ...?

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  2. Caro L. di violenze fuori dalla Chiesa sentiamo parlare molto, forse più, spesso. Come tu dici, ci sono anche buoni esempi, esempi caritatevoli dei cosiddetti "ministri di Dio". Una volta di fronte agli abusi o alle "toccatine" si faceva finta di nulla, alcuni addirittura aggredivano le vittime non ammettendo che fossero verità. Oggi la comunità cattolica è più aperta, per non dire scardinata, meno attaccata alla parrocchia e certe cose si dicono. I problemi adesso sono due: scuotere l'istutuzione stessa in quanto Chiesa, per far sì che quei casi non vengano taciuti ma ammessi (puniti, forse tra cent'anni). Il secondo punto è ripensare al valore del celibato per gli ecclesiastici, che viene sempre sbandierato come necessario perchè fonte di attaccamento alla comunità e agli interessi solo di quella. Ma è stato così, in passato? Non è che invece una famiglia possa garantire a un uomo (religioso, ma debole nella sua umanità) la serenità e l'equilibrio che rendono quel nucleo d'affetto il centro della nostra comunità? Come dire che un padre di famiglia non è capace di vedere altro che non i suoi interessi, che non sia capace di rettitudine e morale... A panserla così, in questo almeno, stiamo diventando in molti protestanti.

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