lunedì 11 maggio 2009

Hier blühen die Herzen. Qui fioriscono i cuori.


Siamo tutti, in fondo, degli umili Siddharta. Anime che cercano di vivere con interezza la propria vita, passando dalla meditazione alla sensualità, di esperienza in esperienza.

C’è chi insegue la felicità muovendosi su un terreno dissodato da una fede e chi, fuori da ogni credo, intraprende un percorso per conoscere o ritrovare se stesso. Ma tutti – e sempre più giovani - si affidano ai cosiddetti “viaggi dell’anima”, che fanno da ponte tra la fragilità umana e una spiritualità superiore che sa andare oltre le religioni.

Tra i viaggi spirituali, il pellegrinaggio a Lourdes si riconferma come uno dei più affascinanti. In questo piccolo centro francese degli Alti Pirenei si incontrano visitatori di ogni dove, di ogni cultura, di ogni confessione: « Sono per lo più visitatori che scelgono Lourdes in quanto fedeli, cristiani, ma non solo – racconta Mirella Cagliero, da quindici anni portavoce e volontaria della Unitalsi Piemonte e Valle d’Aosta (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) – Dalla signora napoletana che si sfoga davanti alla statua della Madonna, perché ha da poco perso il marito, alla turista giapponese che con i suoi modi gentili e compassati medita in silenzio: Lourdes è aperta a qualsiasi religione e anche a chi non crede ».

La vera fede resta forse una conquista lunga una vita, ma l’atmosfera che si respira attorno alla grotta delle apparizioni rende quell’esperienza unica, come aggiunge Cagliero: « Io stessa mi sono avvicinata a Lourdes come pellegrina da giovanissima e con poca consapevolezza della mia fede. Negli anni sono tornata più volte, come accompagnatrice degli ammalati e assistente alle piscine dei bagni sacri, e ho scoperto quanto sia sconvolgente l’atteggiamento delle persone nei confronti del divino, di cui è intriso quel luogo. Ognuna mantiene un approccio diverso alla fede, che dipende dalla sua storia, dalla sua educazione; resta, invece, comune la scelta forte che spinge a visitare un luogo sacro, una scelta che deve essere ben meditata per non trovarsi impreparati di fronte alla violenza della sofferenza. Mia figlia aveva diciotto anni al momento del suo primo pellegrinaggio e ha pianto per tutto il viaggio prima di arrivare a Lourdes, solo perché non conosceva il dolore e l’intensità spirituale. Oggi è una delle volontarie della Croce di Malta ».

Su un treno speciale per Lourdes viaggiano 500 pellegrini e 250 volontari. I giovani che fanno da accompagnatori non sono molti. Diversi si uniscono a loro in qualità di semplici visitatori, come è accaduto ad Annalisa e Francesco, due giovani fidanzati torinesi che lo scorso agosto hanno deciso di fare un viaggio dell’anima: « Siamo andati a Lourdes per desiderio di Francesco – spiega Annalisa - Si era salvato da un grave incidente in moto, pochi mesi prima, e sentiva il bisogno di pregare. Dei due sono io la credente praticante, lui non frequenta la parrocchia, ma la sua è stata un’esperienza molto più intensa della mia e credo che chi si avvicina da lontano al sacro per curiosità o convinzione senta un cambiamento profondo dentro di sé ».

Le lunghe preghiere davanti alla grotta, il bagno sacro dopo ore di attesa, i disegni abbozzati da Francesco: « Ho invidiato il suo entusiasmo e la sua sorpresa – continua Annalisa – Ripete che lo ha colpito il fatto che nessuno si vergognasse di pregare e che tanti giovani sapessero esternare le loro emozioni in gruppo, cantando, pregando in silenzio. Vuole rivivere con me questa esperienza il prossimo agosto e, anche se questa volta ci andremo come volontari, so che sarà l’altra tappa di una vecchia promessa ».

Quella stessa promessa che ha portato Andrea, 26 anni, studente di Scienze Forestali e Ambientali a Grugliasco, a partire alla volta dell’India, precisamente del monastero induista di Haidakhan, sulle montagne a nord di Delhi: « Sono partito con altre cinque persone, la nostra guida era un’amica pranoterapeuta che da anni torna in India periodicamente – racconta, appena rientrato – Cercavo il contatto con una dimensione diversa e un cultura nuova, perché sentivo la necessità di staccarmi dalla routine e di superare alcune delusioni. Non credevo di ricevere un’illuminazione, semplicemente ho seguito un bisogno dello spirito. Adesso è presto per dire cosa mi ha lasciato questo viaggio, lo scoprirò nel tempo, ma di sicuro so di aver rafforzato la fiducia in me stesso e ho capito davvero che molti problemi possono essere ridimensionati ».

In India Andrea ha distribuito vestiti e medicine, ha lavato i panni e fatto il bagno nel Gange, ha pulito le scalinate del monastero e osservato la natura rigogliosa che lo circondava: « Lì sta il divino e il punto di incontro tra noi cristiani e gli induisti. Ad Haidakhan non ho dimenticato la mia religione, anche se ho assistito alle feste sacre della comunità e uno dei saggi mi ha dato un nome indiano, Aditya, “Sole”. Le radici si portano con sé, ma la spiritualità in senso assoluto si percepisce in qualsiasi espressione del Sacro ». La si percepisce sgranando un rosario, agitando una bottiglietta di acqua santa o tenendo inspiegabilmente fra le dita una conchiglia grande come un pugno, che accompagna musicalmente i riti celebrati ad Aidakhan.



Giovanna Boglietti

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