venerdì 23 aprile 2010

Sperando di vederti dipinto d'azzurro


Santa Rita le guarda dall’alto, sotto le spoglie di una statua incastonata nel vetro, sulla facciata della Chiesa del quartiere Miramar, all’Avana. Una Chiesa pulita, bianca sulla facciata come i vestiti che loro – le Damas de Blanco – indossano ogni domenica da sette anni quando, dopo la funzione, si mettono in marcia per le strade delle città cubana. Lungo la Quinta Avenida, in processione silenziosa, tengono fra le mani le fotografie dei familiari. Detenuti.

L'allora Presidente del Parlamento europeo, Josep Borrell, ha consegnato loro il Premio Sacharov 2005 per la libertà di pensiero e i contributi alla difesa dei diritti dell'uomo. Quell'anno sono stati tre gli insigniti del Premio: il movimento d'opposizione cubano "Damas de Blanco", l'avvocato nigeriana Hauwa Ibrahim e l'organizzazione internazionale "Reporter senza frontiere".

Ma chi sono le Damas de Blanco, che sfidano con un fiore la durezza di Cuba? Sono mogli, madri, figlie dei 75 dissidenti politici che, nel marzo 2003, sono stati colpiti dall’ondata repressiva del regime castrista, ricordata come la Primavera nera di Cuba. Al loro fianco qualche giorno fa, da Miami, si sono mobilitati anche la cantante di origine cubana Gloria Estefan e il marito Emilio, produttore musicale.

Oggi, molti propongono le Damas de Blanco quali candidate al Nobel per la pace. Altri continuano a ostacolarle: la polizia ogni volta blocca la loro marcia, con non poco violenza, e ha arrestato alcune di loro, sostenendo che le autorità devono essere informate delle manifestazioni almeno 72 ore prima.

"Continueremo la nostra lotta pacificamente", ha dichiarato Bertha Soler, attivista del gruppo, "perché le strade di Cuba sono di tutti i cubani e tutti abbiamo diritto a camminare liberamente". Un mese fa un notiziario della televisione cubana ha addirittura accusato le Damas di provocazione, aggressione e ingiurie contro il Paese, definendole "mercenarie".

Con l'avvento di Barack Obama alla Casa Bianca, sembrava che si fosse aperto uno spiraglio tra Washington e L'Avana. Al vertice delle Americhe a Trinidad e Tobago si era parlato di dialogo tra Stati Uniti e Cuba: in quella occasione Raúl Castro, fratello di Fidel e attuale presidente di Cuba, si era dichiarato aperto "a parlare di tutto, anche di diritti umani". Oggi, proprio sui diritti umani Cuba non vuole saperne di trattare.

Loro, le Damas de Blanco, continuano a protestare, silenziose. Sui loro corpi di donne, bianche e coraggiose, si posa lo sguardo ferrigno delle autorità cubane e quello magnanimo di Santa Rita. Sembra di sentire correre loro incontro le parole della canzone più famosa della sostenitrice Gloria Estefan. “Hoy” porta speranza al loro oggi:

“Tengo marcado en el pecho, todos los días que el tiempo no me dejó estar aquí. Tengo una fe que madura, que va conmigo y me cura desde que te conocí. Tengo una huella perdida entre tu sombra y la mía, que no me deja mentir. Soy una monedaen la fuente; tú mi deseo pendiente mis ganas de revivir. Tengo una mañana constantey una acuarela esperando verte pintado de azul. Tengo tu amor y tu suerte y un caminito empinado. Tengo el mar del otro lado: tú eres mi norte y mi sur”

“Ho segnato nel petto tutti i giorni che il tempo non mi lasciò stare qui. Ho una fede che matura, che sta con me e mi cura da quando ti ho conosciuto. Ho una impronta perduta, tra la tua ombra e la mia, che non mi lascia mentire. Sono una moneta nella fonte tu il mio desiderio sospeso, la mia voglia di rivivere. Ho una mattina frustrante e un acquarello sperando di vederti dipinto di azzurro. Ho il tuo amore e la tua fortuna e una strada ripida. Ho il mare dall'altro lato, tuo sei il mio Nord e il mio Sud”.


Giovanna Boglietti

6 commenti:

  1. una protesta silenziosa,ma assordante!!!!davvero...tanto di cappello per queste donne che nutrono tanto amore per i loro cari.
    è da sottolineare come un regime di questo stampo compia ancora nefandezze di un certo tipo e ancora tanta gente ignorante lo indichi come un sogno...in virtù di una fede politica che è cieca,di parte,senza visioni a 360 gradi!

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  2. la prima apertura è stata verso i barbieri, che ora possono essere pagati dai clienti senza incappare nei "salari di stato". ma i veri diritti sono evidentemente altrove!

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  3. ho avuto modo di conoscere persone cubane e chi a cuba c'è stato per turismo(i sacchetti di plastica lì valgono oro per la popolazione!!!)...mi hanno raccontate cose allucinanti.da una parte mi ritengo fortunato a non aver viaggiato in paesi dove queste dittature (di qualunque colore politico esse siano) sono ancora presenti...ma è proprio leggendo e ascoltando che mi sono fatto questa idea...
    mah!

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  4. sarebbe bello raccogliere i loro racconti. dici che si potrebbe fare?

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  5. una di queste dopo aver assistito al matrimonio del figlio (cubano ma ora residente qui) è tornata a L'Avana...è una dottoressa,e le hanno dato questo permesso con l'obbligo di rientrare.il marito è anch'esso dottore,ma è dovuto rimanere a Cuba (il permesso a lui è stato negato!!!a dimostrazione che non si può pensare di andare via anche solo per una vacanza...i medici lì sono importantissimi,e privarsene sarebbe da suicidio.non a caso campano benissimo pur avendo uno stipendio misero al nostro confronto)...l'altra persona di cui mi è stato riferito è la mamma di un ex allievo di mia madre...potrei rintracciarla per vie traverse. :)

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