domenica 21 giugno 2009

Neda, nel giardino rosa delle martiri


Neda in lingua Farsi significa “voce”, la voce del popolo iraniano che continua a manifestare per tenersi stretta una rivendicazione di libertà che, se si spegnesse, ucciderebbe qualsiasi speranza. Tra le tante voci che chiedono elezioni e risultati onesti c’era quella di una donna, Neda appunto, uccisa ieri con una pallottola alla testa dalla guardia nazionale di Teheran.
"Ricordiamo Neda! Uccisa in Iran!", "Neda è morta con gli occhi aperti, facendo vergognare noi che viviamo con gli occhi chiusi", "Neda non ti dimenticheremo, non sarai morta invano": sono alcuni dei messaggi che compaiono oggi sul social network Twitter per ricordarla. Su Youtube è stato anche diffuso il video drammatico della ragazza morente in un lago di sangue.
Avvolta in un tunica nera, la speranza verde del colore di Mir Hossein Moussavi nel cuore, il viso delicato e pulito, il braccio posato con eleganza a terra, la mano appena socchiusa: il simbolo dell’Iran che si oppone al regime è una donna che, anche negli ultimi istanti di vita, porta con sé lo slogan della grazia. Perché il mondo delle donne sarebbe un mondo d’amore, di bellezza che perdona. Con gli occhi al cielo.

Giovanna Boglietti

Nella foto, la copertina di “In the rose garden of the martyrs” (2005) di Christopher de Bellaigue, giornalista inglese sposato con Bita, una donna iraniana, che vive a Teheran e lavora nel Medio Oriente e nel sud dell’Asia.

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