Napoli. Dove una figlia velina è una grazia ricevuta
Massimilano Virgilio racconta nel libro "Porno ogni giorno" la Napoli delle starlette, città diventata laboratorio della nuova televisione, tra sogni e bisogni che "producono (anche) il fenomeno Noemi".
(Il venerdì di Repubblica)
"C'è una città che meglio di altre rappresenta cosa sta diventando il nostro paese. Tra cocaina che scorre a fiumi, centri commerciali ipertrofici, cantanti neomelodici, ragazzi obesi che vestono come i tronisti di Maria De Filippi e tonnellate di spazzatura in decomposizione, oggi Napoli è la capitale pornografica della nazione, laboratorio di un capitalismo fallimentare. La verità è che, sotto gli occhi di tutti, Napoli sta deteriorandosi, dissipando il suo patrimonio culturale, rovinando il suo dialetto, abitata com'è da masse quotidianamente pornografiche, abbrutite dalla "tivvù", cui spesso mancano gli strumenti basilari della comunicazione. Quando parlo di città quotidianamente pornografica non mi riferisco all'etimo greco della parola pornografia. Mi riferisco alla manifestazione esplicita e di routine da parte di masse di napoletani - non necessariamente di atti sessuali, né di nudità - di comportamenti sociali corrivi, che ammiccano all'atto sessuale e alla nudità, senza distinzione di genere. Quando è iniziato tutto ciò? Quando Napoli ha iniziato a essere un luogo di mille pornografie di contorno alla monnezza e alla criminalità, considerate i principali film a luci rosse che da decenni vengono proiettati in città? Quando abbiamo iniziato a separare il nostro immaginario da quello del resto del paese? Ripenso a tutto e nonostante mi sforzi di trovare una risposta complessa mi viene da pensare che Napoli, in fondo, è una città semplice."
Eppure su Milano, la città morale d'Italia che tenta il rilancio lucidando le sue vetrine, cala il dubbio della speculazione. Un'Expo 2015 corrotta, venata da infiltrazioni mafiose. L'attore Giulio Cavalli ne è il simbolo della denuncia, ma vive sotto scorta per aver messo alla berlina i boss della mafia nel suo spettacolo teatrale "Do ut des":
"Non è un caso che abbia scelto come compagni di studi e scrittura per i miei spettacoli dei giornalisti, per rispettare e non sprecare un’opportunità difficilmente ripetibile: un palcoscenico che si prenda il lusso di fare luce. Lasciamo i compromessi ai romanzi storici da autogrill, la strumentalizzazione lacrimevole alle trasmissioni tutte da ridere, l’esibizionismo del monologo agli onanisti d’accademia e il racconto scorrevole alle riviste da spiaggia. Noi prendiamoci la responsabilità della fiducia di un pubblico intelligente alimentandola ad ogni battuta".
(Giulio Cavalli)
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