martedì 30 giugno 2009

Mio bambino. Mio leone

C'è questa tele-scatola affollata di culi, di soldi e di carneficine. Ti mando di là quando arriva il telegiornale, tu fai capolino: "Chi hanno ammazzato?", chiedi. "Un vecchio" dico. "Non è vero, un bambino". Perché dietro la gonna di questa apparente felicità sapete di far parte di una categoria che non può difendersi. Tiri un calcio al pallone, spacchi una lampada. Io chiudo gli occhi. Non posso pensare ai bambini violati. Perdo coraggio, indietreggio. Come faccio a difenderti? Compro le mele biologiche. Basterà una mela biologica a difenderti? Basterà a salvare la mia parte di mondo? E il resto? Quei figli senza gadget e senza fortuna. Bambini-insetti che muoiono avvolti di mosche nelle nostre televisioni piene di prati e di bottiglie d'acqua purissime e di troie che ballano e d'imbecilli che vendono. Devo proteggerti, anche da questa tristezza. Come farai a essere felice? Come farai a districarti, a interpretare, a scartare, a scegliere?

(Margaret Mazzantini)

Muore un bambino, e diventa subito nostro.

L'ESPLOSIONE DEL TRENO IN TOSCANA
Morta la piccola al Bambino Gesù. Aveva ustioni sul 90 per cento del corpo
Una bambina di quattro anni, trasferita all'alba da Viareggio e operata


(Il Corriere della sera)


Salvatore è stato il primo a trovare il corpo di un bambino dentro una Renault Megane. «Nessuno si era accorto che era lì – racconta ancora scosso -. Era solo, si copriva il volto, povero bambino. Ci hanno detto che la mamma lo ha tirato fuori dalla casa, quella vicina alla ferrovia e completamente invasa dalle fiamme, e per salvarlo lo ha chiuso in auto. Poi ha cercato di salvare gli altri due figli. Mentre era in casa, la nube di fuoco ha coperto la macchina».

lunedì 29 giugno 2009

Lettere libere.


Il video postato domenica dalla onlus secondoprotocollo.org
Una donna contro Ahmadinejad:
la foto simbolo della protesta in Iran

Lo scatto ritoccato, scovato su YouTube, racconta la protesta a Teheran. E ricorda piazza Tienanmen

È un fotomontaggio ma ha tutti i requisiti per essere un'immagine simbolo dell'Iran di oggi. Ritrae una donna con il velo nero ed una leggera maglietta verde sui jeans. La giovane ha un tascapane a tracolla. Il braccio destro allungato. Il polso sottile che spunta dalla manica. Il pugno è chiuso. Il dito medio è alzato. È sola, a piedi. Davanti a lei, enorme nella foto schiacciata dal teleobiettivo, il muso di un suv grigio. Dal tetto spunta il presidente Mahmud Ahmadinejad, sorridente, quasi benedicente. Alle sue spalle le sagome di due guardie del corpo. Ricorda lo studente di piazza Tienanmen davanti al carro armato. Nella foto originale (ma non vi è al momento alcuna conferma di autenticità), la donna è davanti alla macchina blindata del presidente e sembra fargli segno di fermarsi ma senza insultarlo, senza alzare cioè il dito medio. Non si conosce la data in cui la foto è stata scattata, né l'occasione.

(Il Corriere della Sera)


La risposta di chi quella foto l'ha magicamente recuperata da Teheran non si è fatta attendere. Sono i volontari della onlus italiana Secondoprotocollo che sul sito internet dell'associazione ringraziano, cogliendo l'occasione per ribadire il loro impegno a favore dei diritti umani:
"Ci ha fatto molto piacere sapere che una immagine postata dalla nostra organizzazione qualche giorno fa su Facebook e poi inserita in un video su Youtube è diventata il simbolo della rivolta iraniana. Ieri il Corriere della Sera, Telecinco e altri giornali importanti lo hanno evidenziato. Oggi molti giornali cartacei riportano la notizia.
Ma è giusto dare a Cesare quello che è di Cesare. Se Secondo Protocollo ha avuto l'onore di diffonderla attraverso il web, la storia di quell'immagine è un tantino più complessa. Che sia ritoccata o meno ha poca importanza, quello che ha importanza è la sua provenienza e soprattutto il suo significato.
L'immagine arriva dall'Iran, dove circola negli ambienti della dissidenza, attraverso una mail delle tante ragazze iraniane che giornalmente riescono a farci avere il resoconto degli eventi (chiaramente omettiamo di dare il nome anche perché da allora non abbiamo più notizie di lei). Quello che ci preme sottolineare è proprio il tipo del gesto, non tipico dell'Iran dove quel gesto in se non vuol dire niente, ma che grazie alla globalizzazione e a internet è diventato un gesto universale conosciuto anche tra i giovani iraniani. Quel gesto è la rappresentazione del pensiero dei giovani iraniani e il fatto che sia una ragazza, a prescindere dal gesto, a sfidare Ahmadienjad mettendosi di fronte al suo Suv la dice lunga sul coraggio delle giovani iraniane.
Il Corriere ha paragonato questa immagine a quella famosissima di Piazza Tiananmen dove un bambino fermava un carro armato. Ecco, ci piace pensare che questa ragazza e questa immagine diventino veramente il simbolo della protesta contro Ahmadienjad, una protesta che ormai va oltre (molto oltre) a qualsiasi logica politica o di spartizione del potere ma che è diventata una lotta per i Diritti e per la Libertà. Secondo Protocollo".
Cervelli in fuga - Rita Clementi, 47 anni, 3 figli: sistema antimeritocratico
«Scappo. Qui la ricerca è malata»
Lettera della precaria che scoprì i geni del linfoma

(Il Corriere della Sera)

Una laurea in Medicina, due spe­cializzazioni, anni di contratti a termine: borse di studio, co.co.co, consulenze, contratti a progetto, l’ultimo presso l’Istituto di geneti­ca dell’Università di Pavia. Rita Cle­menti, 47 anni, la ricercatrice che ha scoperto l’origi­ne genetica di alcune forme di lin­foma maligno, in una lettera in­dirizzata al presidente della Re­pubblica Napolitano racconta la sofferta decisione di lasciare l’Ita­lia. Da mercoledì 1˚luglio lavorerà come ricercatrice in un importan­te centro medico di Boston.

"
È sufficiente, anche in Italia, incrementare gli stanziamenti? Purtroppo no.
Se il malcostu­me non verrà interrotto, se chi è colpevole non sarà rimosso, se non si faranno emergere i migliori, gli onesti, dare più soldi avrebbe come unica con­seguenza quella di potenziare le lobby che usano le Universi­tà e gli enti di ricerca come feu­do privato e che così facendo distruggono la ricerca. Con molta amarezza, signor presidente, la saluto. Rita Clementi".

sabato 27 giugno 2009

Piccole rivoluzioni.


Cade un tabù, arriva la prima gondoliera in Laguna
Giorgia Boscolo, 23 anni, ha superato l'esame di ammissione e frequenterà la scuola da sostituto gondoliere

(Il Corriere della sera)

venerdì 26 giugno 2009

Iran: la rivolta è delle donne.


Revolte der Frauen

Sie demonstrieren für einen Regimewechsel, sie attackieren schwerbewaffnete Polizisten - und sie werden brutal geschlagen. Iranerinnen stehen bei den Unruhen an vorderster Front. Ihr Einsatz beweist, dass das westliche Bild der Frau im Gottesstaat längst überholt ist.

(Der Spiegel)


Partecipano alle dimostrazioni per un cambio di regime, attaccano i poliziotti pesantemente armati - e vengono picchiate con brutalità. Le donne iraniane stanno nella rivolta in prima fila. Il loro impegno dimostra che il ritratto orientale della donna (ridotta) in una condizione di servigio è stato da tempo superato.
I filmati amatoriali riprendono donne nel mezzo della protesta. Se ne viene ripresa una, è una su migliaia.


"New York Times"-Kolumnist Roger Cohen berichtete in einer Reportage aus der iranischen Hauptstadt darüber, wie Frauen "die weniger tapferen Männer anstacheln". Er habe gesehen, wie Frauen von Sicherheitskräften geschlagen wurden, nur um sich wenig später wieder den Protesten anzuschließen. "Warum sitzt ihr noch da?", habe eine der Demonstrantinnen einer Gruppe Männer zugerufen. "Steht auf! Steht auf!".

Roger Cohen, firma del New York Times, ha raccontato in un reportage fuori dalla capitale irachena, come le donne "incitino gli uomini meno coraggiosi". Egli ha visto come le donne vengano picchiate dalle forze di sicurezza per poi riunirsi alle fila dei protestanti. "Perchè siete ancora qui seduti?" - Cohen ha sentito chiedere da alcune dimostranti a un gruppo di uomini - "Alzatevi! Alzatevi!".


Tra di loro anche Sahra Rahnward, 64 anni, moglie di Mussawi che non ha mancato una mobilitazione.

Öffentlich prangerte sie alltägliche Tschadorkontrollen durch patrouillierende Sittenwächter als "grob und abscheulich" an. Sie hielt vor laufender Kamera Händchen mit ihrem Ehemann - für iranische Verhältnisse ein Tabubruch.

Ha sfidato pubblicamente ogni giorno i controlli del chador delle pattuglie di sorveglianti definendoli "grossolani e odiosi". Stava davanti alla telecamera con il marito - la rottura di un tabù per le consuetudini iraniane.


"Die Frauen haben schon vor den Protesten für ihre Rechte gekämpft, obwohl sie inhaftiert und gefoltert wurden", sagt die Exil-Iranerin Nazanin Afshin-Jam im Interview mit SPIEGEL ONLINE. "Jetzt wehren sie sich gegen die Milizen. Das ist wirklich sehr eindrucksvoll. Die Frauen sind eine der stärksten Kräfte in Iran, die große Veränderungen bringen werden."

"Le donne hanno già combattuno per i loro diritti prima delle proteste, nonostante siano state arrestate e torturate" - dice l'iraniana in esilio Nazanin Afshin-Jam - Adesso si difendono dalle milizie. Questo è davvero impressionante. Le donne sono una delle forze più dure che stanno portando in Iran il grande cambiamento".


Giovanna Boglietti
Margherita Hack e Dacia Maraini hanno aderito - Oltre 8500 firme

Appello di donne alle first ladies:
"Non venite al G8 italiano"

(MicroMega)


Siamo profondamente indignate, come donne impegnate nel mondo dell’università e della cultura, per il modo in cui il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, tratta le donne sulla scena pubblica e privata.Non ci riferiamo solo alle vicende relazionali del premier, che trascendono la sfera personale e assumono un significato pubblico, ma soprattutto alle modalità di reclutamento del personale politico e ai comportamenti e discorsi sessisti che delegittimano con perversa e ilare sistematicità la presenza femminile sulla scena sociale e istituzionale. Questi comportamenti, gravi sul piano morale, civile, culturale, minano la dignità delle donne e incidono negativamente sui percorsi di autonomia e affermazione femminili.Il controllo che Berlusconi esercita sulla grande maggioranza dei media italiani, in spregio a ogni regola democratica, limita pesantemente le possibilità di esprimere dissenso e critica. Risulta difficile, quindi, far emergere l’insofferenza di tante donne che non si riconoscono nell’immagine femminile trasmessa dal premier e da chi gli sta intorno. Come cittadine italiane, europee e del mondo, rivolgiamo un appello alle first ladies dei paesi coinvolti nel prossimo G8 dell’Aquila perché disertino l’appuntamento italiano, per affermare con forza che la delegittimazione della donna in un paese offende e colpisce le donne di tutti i paesi.
Chiara Volpato (Professore Ordinario – Università di Milano-Bicocca)Angelica Mucchi Faina (Professore Ordinario – Università di Perugia)Anne Maass (Professore Ordinario – Università di Padova) Marcella Ravenna (Professore Ordinario – Università di Ferrara)


L'appello sulla stampa estera: New York Times - Times - El País -Daily Telegraph - El Mundo

Gli Obama in Italia, acqua sul fuoco.


Le figlie accompagneranno lei e Obama a Roma per il G8

Nuovo ruolo politico per Michelle Obama

La First Lady intende diventare un'ambasciatrice del marito negli Usa per favorire l'integrazione razziale

(Il Corriere della Sera)

Vent'anni in Italia non fanno un italiano. Se italiano non è più sinonimo di uomo buono.

Limbiate, pestaggio a sfondo razzista contro il padre della scrittrice Ghazi

Per una banale questione di parcheggio una famiglia di cinque persone si è accanita ferocemente sull'egiziano

(Il Corriere della sera)

Senza parole Randa Ghazy, 22 anni, figlia di Ibrahim e autrice di tre libri, l’ultimo dei quali – "Oggi forse non ammazzo nessuno. Storie minime di una giovane musulmana stranamente non terrorista" – è un romanzo dedicato alle difficoltà di integrazione degli immigrati di seconda generazione. «Un accanimento del genere lascia scioccati. Mio padre è una persona onesta e pacifica, rigorosa nel rispettare i diritti degli altri, non si meritava una cosa del genere, e oltre al dolore fisico ora si porta dietro un senso di offesa e umiliazione. La nostra identità non cambia, siamo sempre italiani. È la fiducia nei confronti degli altri ad essere profondamente danneggiata. Ora spero che la giustizia faccia il suo corso e punisca severamente questa ferocia. Altrimenti lo sconforto e il senso di ingiustizia minano gravemente le persone che la subiscono e la loro fiducia e il loro amore per il Paese in cui hanno scelto di vivere».

giovedì 25 giugno 2009


Ordinata la riapertura del processo contro del gruppo di ceceni accusati di aver ucciso la giornalista "scomoda", che non piaceva al governo e al presidente russi

L'omicidio di Anna Politkovskaia
Corte Suprema: assoluzioni nulle

(La Repubblica)

La decisione della giuria aveva provocato lo sdegno e la delusione dei colleghi della giornalista, famosa per le sue critiche aperte all'allora presidente Vladimir Putin e per le sue denunce della violazione dei diritti umani nel conflitto ceceno. "Fin dall'inizio sarei stato d'accordo con qualsiasi decisione dei giurati, che apparivano persone molto preparate e serie - aveva dichiarato Dmitri Muratov, direttore di Novaia Gazeta, il giornale per cui lavorava Politkovskaia - Ma devo dire che il caso non sarà chiuso, e che la principale inchiesta è ancora in corso".


INTERVISTA: Il ricordo di Milana Terloeva, l'erede di Anna Politkovskaia: "Era una donna unica che, malgrado le minacce, non ho mai indietreggiato. E' morta perchè ha dato la sua testimonianza. Se io ho paura? Mi sono detta che quello che posso fare per il mondo è parlare e raccontare".
(YouReporter.it)

mercoledì 24 giugno 2009

Ribellione contro gli estremisti



Messico, no alla Francia: la Cassez resta in carcere
Il presidente Calderón rifiuta l'estradizione. Anche Carla Bruni aveva chiesto clemenza

(La Repubblica)

Florence Cassez sconterà i 60 anni in galera in una prigione messicana. Prendendo in contropiede l'Eliseo, il presidente messicano Felipe Calderón ha escluso qualsiasi possibilità che la ragazza francese — colpevole di sequestro di persona — possa essere estradata. Una decisione accolta con «sconcerto» e «molto disappunto» dal governo francese, sotto pressione per una forte campagna di mobilitazione con il coinvolgimento di Carla Bruni e Ingrid Betancourt. «Per me è la morte», è stata la reazione dalla cella di Florence.



(Times on line)


Il bestseller del 1973 Carrie's War andrà in scena questa sera all'Apollo Theatre di New York City. In platea siederà la sua autrice, Nina Bawden, la scrittrice londinese ottantenne che da anni si batte contro l'ingiustizia della burocrazia inglese, per difendere i diritti dei famigliari delle vittime dell'incidente ferroviario di Potters Bar, che la vide coinvolta con il marito Austen. Lui morì, lei restò gravemente ferita, per sempre.

“All writers make use of their own tragedies. Sometimes it’s a way of enduring”, ha commentato Bawden.

Tutti gli scrittori fanno uso delle loro tragedie. A volte è un modo per sopravvivere.

Carola Vai ricorda Evita Peron


Di umili origini, figlia di una cuoca, aspirante attrice, first lady di Argentina. Eva Duarte de Péron (1919-1952) è stata l'esempio della donna ribelle quanto basta per sovvertire le regole e capace di usare la comunicazione come garanzia per il potere. A lei, Carola Vai - capo della sezione Agi di Torino per il Piemonte e della Valle d'Aosta - dedica il suo libro "Evita. Regina della Comunicazione", che sarà presentato nel capoluogo piemontese lunedì 29 giugno, alle 18, al Circolo della Stampa di Corso Stati Uniti 27.

L'opera era già stata oggetto di un'intervista rilasciata da Carola Vai a Paola Casella, in occasione della Fiera del Libro di Torino del maggio scorso.

lunedì 22 giugno 2009

Da intervistatrice a intervistata

Ora piace Vanchiglia ecco la nuova mappa

(La Repubblica)

Francia: la legge sul velo divide i politici. Oggi l'opinione di Sarkozy.


Déjà interdite pour les fonctionnaires et à l’école (rassurez-vous, il n’y a donc pas de problème pour les examens, ce dessin est juste une plaisanterie) la question du port du voile intégral divise en ce moment l’opinion. Alors qu’Eric Besson juge inutile de légiférer sur le sujet, Fadela Amara s’est exprimée en faveur d’une nouvelle loi l’interdisant. Le chef de l’Etat a réservé son opinion au Congrès devant lequel il s’exprimera cet après-midi.
"Il faut que le débat actuel débouche sur une loi qui protège les femmes", a déclaré Fadela Amara, qui avait approuvé jeudi la proposition faite par le député André Gerin (PCF, Rhône) de créer une commission d'enquête sur le port du voile intégral. "Je suis favorable à l'interdiction totale de la burqa dans notre pays", a ajouté la secrétaire d'Etat, qualifiant le voile intégral de "cercueil qui tue les libertés fondamentales".

Le ministre de l'immigration, Eric Besson, a estimé, vendredi 19 juin, qu'une loi sur le port du voile intégral serait "inefficace et créerait des tensions qui n'ont pas lieu d'être en ce moment". "En France, nous sommes déjà allés très loin. Vous ne pouvez pas, quand vous êtes fonctionnaire, vous voiler la tête dans les services publics, ni vous présenter avec un voile à l'école", a-t-il rappelé au micro d'Europe 1.
"Il faut lutter contre le développement de la burqa mais par l'éducation, la pédagogie, le dialogue", a-t-il plaidé. De son côté, le porte-parole du gouvernement, Luc Chatel, n'a pas exclu sur France 2 de recourir à la loi en fonction de "l'ampleur du phénomène" et si l'on s'apercevait qu'il était "subi" par certaines musulmanes.
Une soixantaine de députés de toutes tendances, emmenés par le député communiste de Vénissieux (Rhône) André Gerin, avaient déposé le 8 juin une proposition de résolution pour la création d'une commission d'enquête parlementaire sur le port en France de la burqa ou du niqab (voile couvrant le visage et ne laissant entrevoir que les yeux).
"Il faut que le débat actuel débouche sur une loi qui protège les femmes", a déclaré Fadela Amara, qui avait approuvé jeudi la proposition faite par le député André Gerin (PCF, Rhône) de créer une commission d'enquête sur le port du voile intégral. "Je suis favorable à l'interdiction totale de la burqa dans notre pays", a ajouté la secrétaire d'Etat, qualifiant le voile intégral de "cercueil qui tue les libertés fondamentales".

(Le Monde)


L'opionione: La burqa et les droits de l’Homme, di Eric Kaminski.

domenica 21 giugno 2009

Neda, nel giardino rosa delle martiri


Neda in lingua Farsi significa “voce”, la voce del popolo iraniano che continua a manifestare per tenersi stretta una rivendicazione di libertà che, se si spegnesse, ucciderebbe qualsiasi speranza. Tra le tante voci che chiedono elezioni e risultati onesti c’era quella di una donna, Neda appunto, uccisa ieri con una pallottola alla testa dalla guardia nazionale di Teheran.
"Ricordiamo Neda! Uccisa in Iran!", "Neda è morta con gli occhi aperti, facendo vergognare noi che viviamo con gli occhi chiusi", "Neda non ti dimenticheremo, non sarai morta invano": sono alcuni dei messaggi che compaiono oggi sul social network Twitter per ricordarla. Su Youtube è stato anche diffuso il video drammatico della ragazza morente in un lago di sangue.
Avvolta in un tunica nera, la speranza verde del colore di Mir Hossein Moussavi nel cuore, il viso delicato e pulito, il braccio posato con eleganza a terra, la mano appena socchiusa: il simbolo dell’Iran che si oppone al regime è una donna che, anche negli ultimi istanti di vita, porta con sé lo slogan della grazia. Perché il mondo delle donne sarebbe un mondo d’amore, di bellezza che perdona. Con gli occhi al cielo.

Giovanna Boglietti

Nella foto, la copertina di “In the rose garden of the martyrs” (2005) di Christopher de Bellaigue, giornalista inglese sposato con Bita, una donna iraniana, che vive a Teheran e lavora nel Medio Oriente e nel sud dell’Asia.

sabato 20 giugno 2009


«Good 50x70» è il titolo di un progetto di comunicazione sociale inaugurato alla Triennale di Milano. Amref, organizzazione sanitaria no profit impegnata in Africa, ha lanciato un concorso chiedendo ai partecipanti di ideare poster sul tema della violazione dei diritti delle donne. Dei 210 poster selezionati dalla giuria tra i 4.210 arrivati da tutto il mondo, quelli che riguardano il tema dei diritti delle donne sono 30. La mostra è patrocinata dal Comune di Milano e sarà visitabile fino al 12 luglio, a ingresso libero.

Alcune delle opere esposte sono state pubblicate sul sito internet del Corriere della sera.

venerdì 19 giugno 2009

Tanto difficile da immaginare,
davvero, il paradiso? Ma se basta
chiudere gli occhi per vederlo, sta
lì dietro, dietro le palpebre, pare
che aspetti noi, noi e nessun altro, festa
mattutina, gloria crepuscolare
sulla città invulnerata, sul mare
di prima della diaspora – e si desta
allora, non la senti? una lontana
voce, lontana e più vicina come
se non l’orecchio ne vibrasse ma
un altro labirinto, una membrana
segreta, tesa nel buio a metà
fra il niente e il cuore, fra il silenzio e il nome…
(Giovanni Raboni)

Memorie di un amore




Un nome capace di scavare un vuoto in pieno ventre, quello di Giovanni Raboni. L'ho raccolto con un pizzico di stupore leggendo l'articolo sulla censura inflitta a José Saramago: lui, Raboni, è uno degli scrittori del Novecento marchiati Mondadori.
Il suo nome - prezioso ed egoista, che non ha seguito l'uomo Raboni nel Famedio del cimitero monumentale di Milano - amo legarlo a quello di una donna, che con lui condivise la vita: Patrizia Valduga.
Ricordo questa poetessa esile, dal caschetto scuro, dagli occhietti vispi e acquosi mentre raccontava in un'intervista - due anni dopo la morte di Raboni (2005)- del grande vuoto che il suo amore rubato le infliggeva ad ogni risveglio. Ho difeso dall'incuria del tempo quel racconto, un vero testamento di verità e dolore che trasuda solitudine. Chi se ne va, in fondo, toglie qualcosa a chi resta, uno scrittore ai suoi lettori preclude un infinito.
"Dopo due anni - maledizione!- sono ancora così (le lacrime le scendono copiose). Si dice che il tempo allevia. Non è affatto vero: il tempo ti prende a scudisciate e ti riapre tutte le ferite. Con Giovanni avevo una vita. E se mai mi è pesata, se mai ho sentito lui come un limite, sono stata una stronza. Ormai so che l'amore l'ho avuto, ma mi contenterei anche di una pallida somiglianza pur di trovare conforto.
L'ultima poesia che mi ha dedicato? "La piazza". Parla delle persone care, quelle entrategli nel sangue, che gli tornano davanti in una piazza: prima vede suo padre, poi sua madre, poi suo fratello, e poi vede me sui primi tacchi alti della mia adolescenza. E' un'immaginazione perché mi ha conosciuto dopo, quando quella sedicenne non c'era più. E sa qual è la cosa più bella di questa poesia? Che Giovanni mi abbia messo con i suoi morti" (Patrizia Valduga).

Giovanna Boglietti


Se si sradica l'albero della vita


CASO NOEMI





Il Nobel: con lui c’è da temere per la democrazia


(Il Corriere della sera)



«Ho cono­sciuto la censura durante la dittatura portoghese, l’ho sofferta e combattuta e nes­suno in una situazione di apparente normalità demo­cratica mi potrebbe chiede­re di amputare una mia ope­ra», questa la risposta del premio Nobel, 87 anni portati con fierezza.

"Il premio Nobel non sa che altre opere di critica a Berlusconi sono state rifiu­tate da Einaudi, dalle poe­sie politiche postume di Giovanni Raboni al Duca di Mantova di Franco Cordel­li, sino al Corpo del capo di Marco Belpoliti", scrive l'intervistatore.

Non tutto il mondo è paese. A Torino, il nome di José Saramago è stato celebrato con il dovuto calore appena l'8 aprile scorso. A lui, l'articolo che ho scritto in quell'occasione per il Circolo dei Lettori di via Bogino che ha ospitato l'evento, intitolato "Ai piedi dell'albero della vita" e pubblicato anche su Futura on line.


Lo studio dell’Osservatorio sulla gestione della diversità dell’Università Bocconi

Se qualifica e anzianità sono le stesse, la differenza è del 2%. Ma ai livelli più alti la presenza femminile è bassa
(Il Corriere della sera)

giovedì 18 giugno 2009

C'erano una volta le favole


On dit la vérité aux petites filles
Avec le projet “fallen princesses” ou “princesses déchues” : Dina Goldstein photographe de Vancouver gratte derrière le “happy end” des contes de fées

“Il vécurent heureux et eurent beaucoup d’enfants” signifie en réalité que Blanche Neige va se coltiner pas mal de tâches ménagères et courrir pour s’occuper des rejetons. Cendrillon peut se faire belle pour aller au bal, elle rentrera seule. Pas de grand amour, juste un petit remontant dans un bar pourri. La belle au bois dormant peut l’attendre très longtemps son prince charmant.Les années passent et la voilà en maison de retraite. Dur mais salvateur non? Les rêves de princesse qui ne se réalisent pas, rendent parfois très malheureuse…

(Le Monde)


Con il progetto "princesses déchues" - "principesse decadute" Dina Goldstein, fotografa di Vancouver, gratta dietro l'happy end dei racconti da fiaba.

"E vissero per sempre felici e contenti ed ebbero tanti figli" significa che in realtà Biancaneve si occuperà di tasche e risparmi e correrà appresso ai suoi rampolli. Cenerentola può farsi bella per andare al ballo, ma rientrerà sola. Nessun grande amore, giusto uno piccolo in un bar squallido. La Bella Addormentata dormendo può aspettare a lungo il suo affascinante principe. Gli anni passano ed eccola in una casa di riposo. Difficile ma salvatore o no? I sogni da principessa che non si realizzano rendono talvolta molto infelici...
Le fotografie agro-piccanti di Dina Goldstein si possono ammirare sul sito internet dell'artista all'indirizzo http://www.dinagoldstein.com/. Per un attimo Cappuccetto Rosso sembra non aver fatto altro che portare alla nonna un cestino pieno di Big Mac; che il destino di Raperonzolo fosse quello di perdere i capelli; che alla Bella non resti altro che la chirurgia estetica per distinguersi dalla Bestia. Poi, tutto torna alla realtà, fiabe comprese.

La Nausée, parola di Sartre

L'essenziale è la contingenza. Voglio dire che, per definizione, l'esistenza non è la necessità. Esistere è essere lì, semplicemente: gli esistenti appaiono, si lasciano incontrare ma non li si può mai dedurre. C'è qualcuno, credo, che ha compreso questo. Soltanto ha cercato di sormontare questa contingenza inventando un essere necessario e causa di sé. Orbene, non c'è alcun essere necessario che può spiegare l'esistenza: la contingenza non è una falsa sembianza, un'apparenza che si può dissipare; è l'assoluto, e per conseguenza la perfetta gratuità. Tutto è gratuito, questo giardino, questa città, io stesso. E quando vi capita di rendervene conto, vi si rivolta lo stomaco e tutto si mette a fluttuare... ecco la Nausea.

(Jean Paul Sartre)

L'indagine sulle ragazze pagate per le feste a casa Berlusconi.

Chi è la D'Addario: vita spericolata tra magia e night club



Patrizia e le agendine sui viaggi a Roma
"Sono stata da lui con un'amica modella"

(La Repubblica)


mercoledì 17 giugno 2009

VIDEO: Giornalista in Fiera

Bellezza malata


Ein echtes Wunder, dass ich es gemerkt habe

Kurz nach Bekanntwerden ihrer Brustkrebserkrankung hat sich Sylvie van der Vaart in einem Interview zu ihrem Gesundheitszustand geäußert. Trotz des Kummers macht sie ihrem Mann Rafael darin eine umwerfende Liebeserklärung.

(Der Spiegel)

"Un vero miracolo, che me ne sia accorta". La moglie del calciatore più bella di Germania, presentatrice di Mtv e modella olandese Sylvie van der Vaart, e la sua lotta per la vita, per difendere la sua rara bellezza.
Trentuno anni, un bambino, Sylvie è stata operata in una clinica di Madrid, ora si sottopone a chemioterapia, ma non si preoccupa della caduta di capelli.
"Rafa war jederzeit für mich da. Und er hat mich auch in ganz dunklen Stunden zum Lachen gebracht." Ihr Mann sei ein toller Mensch und habe "viel Charakter". "Ich bin stolz, seine Frau sein zu dürfen. Er bedeutet mir sehr, sehr viel."
Da poco famoso il suo tumore al seno, ha parlato in una intervista delle sue condizioni di salute. E nonostante il dolore fa al marito Rafael una inaspettata dichiarazione d'amore.
"Rafa è sempre stato con me. Nelle ore buie mi ha portato il sorriso. Sono orgogliosa di essere sua moglie, come devo. Lui significa così tanto per me".


Ma arriva la pillola anti-metastasi (Ansa), da giugno in Italia. Una donna su dieci viene colpita da carcinoma mammario, il primo tumore killer femminile. contro il quale è stato messo a punto un farmaco. Si tratta del "Lapatinib", una pillola anti-metastasi contro il tumore al seno, approdato in Europa nel 2008 e da pochi giorni nel nostro Paese. Una molecola ad azione mirata che entra nelle cellule malate e blocca i recettori della proliferzione HER+. L'azienda porduttrice pare rimborserà l'ospedale nei casi in cui il farmaco non faccia effetto.



Educazione sessuale: «Trousse colma di profilattici nella loro stanza da bagno»
La «cattiva madre» che divide l'America
Ayelet Waldman, autrice del bestseller «Bad Mother»: «I figli lasciati ai margini sono più felici e indipendenti»

(Il Corriere della sera)

Come verranno recepite le sue teorie nella Vecchia Europa? Aylet Waldman risponde: «Gli inglesi applaudiranno senza riserve e i francesi soffieranno anelli di fumo in aria, scuotendo le loro galliche spalle e chiedendosi perché noi americani ci torturiamo così inutilmente. In Italia non riesco ad immaginare una madre che ami qualcuno, Dio compreso, più del figlio». Dopo aver trascorso le due ultime estati in Toscana, l’autrice descrive l’Italia come «un Paese ormai senza più bambini, che stravede quando ne incontra uno». «Camminare in una via italiana con un bimbo in braccio è come trasportare un’enorme torta nuziale. Tutti vogliono assaggiarla».

martedì 16 giugno 2009


«Per ridurre il ricorso a interruzioni di gravidanza e pillola del giorno dopo»

Sesso: vacanze «protette» con «la pillola d'amore estivo»

Iniziativa dei ginecologi italiani: una maglietta e una guida al sesso sicuro per i ragazzi in vacanza

(Il Corriere della sera)

Un under 25 su tre non usa nessun contraccettivo durante i rapporti sessuali e la pillola del giorno dopo viene utilizzata nel 60% dei casi da giovanissime tra i 14 e i 20 anni. L'allarme arriva dalla Sigo, la Società italiana di ginecologia e ostetricia, che quest'estate promuove insieme al Cts (Centro turistico studentesco e giovanile) la campagna «Scrivi la tua pillola d'amore estivo». L'evento partirà da Roma il 16 giugno e toccherà dieci città italiane fino a fine agosto.

I figli della crisi




Egoistisch und verkommen, angepasst und überempfindlich: der Generation zwischen 20 und 35 wird viel nachgesagt. Der SPIEGEL hat junge Erwachsene gefragt, was sie wirklich wollen, hoffen, fürchten - im großen Test erfahren Sie jetzt, ob Sie ticken wie die Krisenkinder.

(Der Spiegel)


Egoisti e depravati, omologati e ipersensibili: questo si ripete della generatione tra i 20 e 35 anni. Spiegel ha chiesto ai ragazzi cosa vogliono davvero, cosa sperano, cosa temono - loro attraverso un lungo test hanno sperimentato se si sentano davvero "figli della crisi".
Cinquecento i giovani- campione interpellati, cinquanta le domande alle quali rispondere, sogni ed esperienze i temi sui quali ragionare. Ne esce il ritratto di una generazione disillusa, che si sente figlia delle difficoltà economiche e lavorative in corso: il 70 per cento degli intervistati denuncia il sistema capitalistico, nello stesso tempo il 60 per cento di essi ammette che al capitalismo non esiste alternativa.
La domanda centrale è la seguente: "Cosa significa lavoro per te?". La risposta percentuale non ammette dubbi: 48% denaro, 26% esperienza, 13% divertimento, 9% carriera, 4% prestigio. La conclusione è chiara, dice Spiegel: la generazione P - precaria - si autodefinisce "chancenlos", senza possibilità alcuna.

Giovanna Boglietti

La gelata sui sogni di ripresa

(La Stampa)

lunedì 15 giugno 2009


Media imbavagliati. Appello della Ue: «Fermare le violenze»

Iran, il governo vieta le manifestazioni. L'ayatollah Khamenei riceve Mousavi

Il ministero dell'Interno: illegale la protesta annunciata dal leader riformista. Chiuso il quotidiano a lui vicino

(Il Corriere della sera)


(di Pino Scaccia, La Torre di Babele)

Teheran, 24 giugno 2006- Prima non volevano parlare, scappavano. Hanno visto la telecamera. Quando Leila si è avvicinata e ha spiegato che eravamo italiani hanno sorriso: "Allora sì, loro possono capire". Nessun problema a farsi riprendere a volto scoperto. Era stato difficile convincerle a parlare, è stato anche più difficile farle smettere. Parlavano tutte insieme, con fervore. "Guarda, qui la libertà adesso c’è, sarebbe falso dire che non possiamo parlare. Sicuramente noi iraniane siamo più libere di altre donne islamiche. Ma non è ancora abbastanza perchè noi parliamo ma loro non ci sentono. Quando chiediamo qualcosa ci rispondono: è la legge. Ma noi vogliamo sapere perchè, le leggi si possono cambiare se il popolo lo vuole". Ho incontrato questo gruppo di studentesse all’Università Statale, la madre di tutte le università iraniane, luogo di fermenti. E la loro falcoltà è la più avanzata di tutte: studiano legge e scienze politiche. Allora che volete? "Vogliamo spazio di negoziazione, vogliamo discutere, decidere insieme. Il nostro Paese è andato molto avanti rispetto ad altri Paesi islamici, ma non è ancora abbastanza. Non vogliamo soprattutto un mondo dominato dai maschi. Qui sono gli uomini che fanno e decidono tutto". Poi ti raccontano. Il chador è solo l’aspetto meno pesante, a molte piace portarlo. Ma è il resto che combattono, il rapporto nella famiglia (non parliamo del lavoro). A microfoni spenti ti spiegano. "Loro, gli uomini possono avere tutte le donne che vogliono, noi no, un uomo solo per tutta la vita, noi siamo proprietà assoluta e non dobbiamo neppure protestare. Non è giusto". La svolta, sicuramente, dipenderà da loro, dalle donne: come sempre in ogni parte del mondo. Qui hanno già cominciato.


Spingere la notte più in là



(Il Corriere della Sera)

La fortuna non esiste- Storie di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di rialzarsi (di Mario Calabresi): "Non solo la fortuna non esiste, ma la differenza tra un disastro e un’avventura è solo la tua attitudine".
Spingendo la notte più in là (di Mario Calabresi): "Spararono a mio padre alle 9.15, mentre apriva la portiera della Cinquecento blu di mia madre". È la mattina del 17 maggio 1972, e la pistola puntata alle spalle del commissario Luigi Calabresi cambierà per sempre la storia italiana.

"Ho scommesso sulla vita, cos'altro potevo fare a venticinque anni con due bambini piccoli tra le mani e un terzo in arrivo? Mi sono data da fare tutti i giorni, unico antidoto alla depressione, e ho cercato di vaccinarvi all'accidia, dall'odio, dalla condanna ad essere vittime rabbiose. Questo non significa essere arrendevoli o mettere la testa sotto la sabbia. Significa battersi per avere verità e giustizia e continuare a vivere rinnovando ogni giorno la memoria. Fare diversamente significherebbe piegarsi totalmente al gesto dei terroristi, laciar vincere la cultura della morte".

venerdì 12 giugno 2009

Fumerie di lusso


Trasgressiva, emancipata, single. Colei che è stata per trent'anni capo redattrice del "Cosmopolitan Usa", vera icona di stile e anticonformismo degli anni Sessanta, diventa personaggio di una biografia intitolata "Bad Girls go everywhere". L'autrice è Jennifer Scanlon; lei, la dandy dei salotti, Helen Gurley Brown. Che ancora oggi, a 87 anni, resta la più sublime delle "cattive ragazze".

Perchè, come diceva Helen Gurley Brown: "La brave ragazze vanno in Paradiso, ma le cattive vanno ovunque".

Do ut des


Napoli. Dove una figlia velina è una grazia ricevuta


Massimilano Virgilio racconta nel libro "Porno ogni giorno" la Napoli delle starlette, città diventata laboratorio della nuova televisione, tra sogni e bisogni che "producono (anche) il fenomeno Noemi".


(Il venerdì di Repubblica)


"C'è una città che meglio di altre rappresenta cosa sta diventando il nostro paese. Tra cocaina che scorre a fiumi, centri commerciali ipertrofici, cantanti neomelodici, ragazzi obesi che vestono come i tronisti di Maria De Filippi e tonnellate di spazzatura in decomposizione, oggi Napoli è la capitale pornografica della nazione, laboratorio di un capitalismo fallimentare. La verità è che, sotto gli occhi di tutti, Napoli sta deteriorandosi, dissipando il suo patrimonio culturale, rovinando il suo dialetto, abitata com'è da masse quotidianamente pornografiche, abbrutite dalla "tivvù", cui spesso mancano gli strumenti basilari della comunicazione. Quando parlo di città quotidianamente pornografica non mi riferisco all'etimo greco della parola pornografia. Mi riferisco alla manifestazione esplicita e di routine da parte di masse di napoletani - non necessariamente di atti sessuali, né di nudità - di comportamenti sociali corrivi, che ammiccano all'atto sessuale e alla nudità, senza distinzione di genere. Quando è iniziato tutto ciò? Quando Napoli ha iniziato a essere un luogo di mille pornografie di contorno alla monnezza e alla criminalità, considerate i principali film a luci rosse che da decenni vengono proiettati in città? Quando abbiamo iniziato a separare il nostro immaginario da quello del resto del paese? Ripenso a tutto e nonostante mi sforzi di trovare una risposta complessa mi viene da pensare che Napoli, in fondo, è una città semplice."


Eppure su Milano, la città morale d'Italia che tenta il rilancio lucidando le sue vetrine, cala il dubbio della speculazione. Un'Expo 2015 corrotta, venata da infiltrazioni mafiose. L'attore Giulio Cavalli ne è il simbolo della denuncia, ma vive sotto scorta per aver messo alla berlina i boss della mafia nel suo spettacolo teatrale "Do ut des":


"Non è un caso che abbia scelto come compagni di studi e scrittura per i miei spettacoli dei giornalisti, per rispettare e non sprecare un’opportunità difficilmente ripetibile: un palcoscenico che si prenda il lusso di fare luce. Lasciamo i compromessi ai romanzi storici da autogrill, la strumentalizzazione lacrimevole alle trasmissioni tutte da ridere, l’esibizionismo del monologo agli onanisti d’accademia e il racconto scorrevole alle riviste da spiaggia. Noi prendiamoci la responsabilità della fiducia di un pubblico intelligente alimentandola ad ogni battuta".

(Giulio Cavalli)

Fuori programma nel Wisconsin
Per Obama salta la scuola. E lui le firma la giustificazione
Durante un incontro a Green Bay il presidente americano scrive una nota per una ragazzina di 10 anni

(Il Corriere della Sera)

La ragazzina, una scolara di dieci anni del Wisconsin, ha voluto a tutti i costi essere presente giovedì a un incontro a Green Bay con Barack Obama, saltando così l’ultimo giorno dell’anno scolastico negli Stati Uniti. Kennedy ha chiesto al padre, John Corpus, di accompagnarla. E l'uomo, prendendo la parola durante l'incontro, ha raccontato che la figlia non era andata a scuola pur di vedere il presidente. Obama a quel punto non ha avuto esitazione alcuna. «Vuole che le scriva una giustificazione?» ha chiesto.

giovedì 11 giugno 2009

Fedeli come le amazzoni


Quaranta pretoriane addestrate, e molto belle. Le amazzoni del Colonnello Muammar Gheddafi, attuale presidente dell’Unione africana, sono agenti donne, addette alla sua protezione personale.
Il mondo vide per la prima volta queste donne in azione e protezione di Gheddafi nel lontano 1981, in Siria, e in questi giorni di permanenza del Colonnello a Roma, le amazzoni verranno sistemate in una caserma situata nel centro della città, sul viale Omar el Mockhtar.
Alcuni interpretano questa speciale guardia del corpo come un’eredità della Guerra fredda: erano i tempi in cui la Germania Est inviava in Libia i suoi uomini. A decidere di difendere così il famoso rais di Tripoli, al comando da ormai quarant’anni, fu Karl Hansch, uomo di fiducia di Markus Wolf, capo dei servizi segreti tedesco - orientali.

Le amazzoni vestono in uniforme, sono vergini, addestrate come macchine da guerra e naturalmente disposte anche a sacrificarsi per salvare la vita al Colonnello. Perché delle donne? Gheddafi e Hansch - pensarono all’epoca semplicemente che delle donne fossero meno tentate a cedere ad eventuali ribellioni e malumori. Fedeli, appunto, come una donna: fino alla morte.

mercoledì 10 giugno 2009

A scuola di femminilità, indiana.


"Il maschio indiano non nasce volgare", è il motto di Mukul Kesavan, autore del libro satirico The Ugliness of the Indina Male. Tra commedia sul filo del sociale e del costume e tradizioni radicate, la bruttezza della donna indiana viene combattuta a suon di lezioni.
Per quanto moderna, colta ed emancipata, la donna in tutte le società del mondo continua a reggere sulle sue fragili spalle pressioni e incarichi familiari e sociali sempre crescenti. In India, le scuole di addestramento per future spose si sonon incaricate di rendere migliori le donne che potrebbero far sfigurarevil maschio indiano. Le Donna Letizia della Lifelong Learning Academy e della Finishing School di New Delhi raggiungono la perfezione sborsando più di mille euro. Il curriculum che ne esce è di tutto rispetto e include cucina, cucito, preghiera. O così pare: le spose perfette sapranno selezionare vino francese o piatti italiani, sapranno accettare le interferenze dei suoceri e "frenare i loro istinti sessuali" quando necessario.
Il tutto per ridurre l'ego smisurato delle ragazze moderne - dicono. Ma, si usa recitare, la perfezione non si raggiunge. Va ricercata all'infinito.

Giovanna Boglietti

martedì 9 giugno 2009

L'Europa, tartaruga vulnerabile.

A tratti orgogliosa ma apertamente imbronciata, l’Europa si appresta a rinnovare il suo Parlamento. A pochi giorni dalle elezioni degli eurodeputati, la coscienza comunitaria dei suoi cittadini sembra scalfita del tutto; eppure resiste.
Franco Chittolina racconta il perché, a partire dalla sua esperienza di pedagogista prestato al Consiglio dei Ministri Ue e alla Commissione Europea, oggi responsabile del Centro Studi Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, e dai suoi studi sulla storia e sulle politiche europee, che ha recentemente pubblicato nel volume “Europa tartaruga”.

L’Europa come una tartaruga. Cosa significa?

“Significa che la Comunità Europea è un animale all’apparenza robusto, ma vulnerabile da sotto. Lento, sempre impegnato in un percorso poco lineare, ma longevo. La tartaruga è il simbolo del timore e dell’incertezza in cui arranca l’Europa e della necessità di andare incontro ai suoi stessi problemi”

Politici ed esperti si sono detti preoccupati dall’astensionismo registrato alle elezioni europee appena concluse. Si tratta di “euro-lamentarismo” o di una vera mancanza di cultura politica europea, all’interno dell’Unione?

“Si deve considerare, prima di tutto, che c’è una scarsa attenzione alla politica in generale. Al limite, ci si interessa alle questioni locali, perché esse sono rappresentate da persone. L’Europa paga la sua complessità, i suoi limiti, le poche cose che può determinare e i pochi poteri dei quali dispone per farlo. Il disinteresse verso l’Europa deriva dai politici locali, poco convincenti, così come da tutti noi”.

In questa situazione, che ruolo mantiene il Parlamento europeo?

“Direi che si è già superato il luogo comune del Parlamento europeo come assemblea dei pareri. Il problema sta nel suffragio per la scelta dei candidati, negli enormi collegi che includono più rappresentanti, nella debolezza delle persone se non si dedicano completamente ai loro doveri una volta eletti anche se non sparerei sul mucchio. Ho letto una ricerca sulle modalità con le quali gli stati selezionano i loro eurocandidati: al Nord Europa si scelgono i giovani per “far loro imparare il mestiere”; da noi avviene il contrario. Si mandano all’Europarlamento persone che il mestiere lo conoscono già. Curioso”.

Questa nuova direzione, tutta di destra, dell’Europa cosa rappresenta?

“Direi che l’Europa di destra non rappresenta un problema. Si deve vedere la configurazione futura del parlamento e la ricomposizione dei gruppi prima di giudicare. Quel che dà da pensare è la presenza di partiti euroscettici e xenofobi. Questa direzione può essere figlia della crisi che stiamo vivendo, ma direi che viene dalla mancanza di un progetto. Quest’Europa non scalda gli animi e se alcuni partiti iniziano a parlare di identità e di radici, allora si deve temere il riaffiorare dell’intolleranza. Personalmente mantengo una visione fideistica dell’Europa. Negli ultimi sessant’anni si sono fatte anche cose buone, serviva una rottura e la crisi è arrivata. Sarà una possibilità da non sprecare”.

Giovanna Boglietti

Zahra Rahnavard


Iran's first first lady?

The wife of presidential candidate Mir Hossein Mousavi is taking an unprecedented role in his campaign in a bid for women's vote

(The Guardian)

Prende la parola ai comizi del marito lasciando intravedere il foulard firmato sotto il chador nero, si mostra mano nella mano con lui, critica le operazioni di polizia contro le ragazze 'malvelate'. E' uno stile totalmente inedito quello di Zahra Rahnavard, moglie del candidato moderato alle elezioni presidenziali iraniane, Mir-Hossein Mussavi, che la stampa riformista ha gia' ribattezzato come la possibile 'prima vera first lady della Repubblica islamica'.
I paragoni con Michelle Obama gia' si sprecano. Ma al di la' delle esagerazioni e' indiscutibile la ventata di novita' portata da questa donna con un dottorato in Scienze politiche, scultrice e gia' consigliera del presidente riformista Mohammad Khatami, che in queste elezioni sostiene Mussavi. E molti giovani, soprattutto donne, che si oppongono alla rielezione del presidente uscente ultraconservatore Mahmud Ahmadinejad non nascondono di volere votare per il candidato conservatore moderato proprio perche' affascinati dalla personalita' della moglie.
La sua e' un'immagine agli antipodi rispetto alla consorte dello stesso Ahmadinejad, di cui non si sa quasi nulla e che e' apparsa solo in un paio di foto con il chador tirato quasi a coprire l'intero viso. Ma anche Khatami, che tanti entusiasmi aveva suscitato con le sue promesse di riforme, non aveva mai lasciato uno spazio simile a sua moglie. Zahra Rahnavard sembra quindi incarnare le speranze di una popolazione femminile che rimane in gran parte nell'ombra, nonostante i progressi registrati negli ultimi anni. Basti pensare che oltre il 60 per cento dei candidati che riescono a superare il difficilissimo esame di ammissione all'Universita' sono proprio ragazze. Ma allo stesso tempo nessuna donna ha mai potuto correre per le presidenziali e anche quest'anno 42 candidate sono state eliminate dal Consiglio dei Guardiani, l'organismo conservatore che seleziona le candidature.
Zahra Rahnavard, 64 anni, si esprime chiaramente in favore della parita' dei diritti fra i sessi e di una maggiore presenza delle donne sulla scena politica e sociale. Per otto anni e' stata rettore dell'Universita' femminile Al Zahra di Teheran, dove ha invitato a prendere la parola l'avvocatessa Shirin Ebadi, Premio Nobel per la pace impegnata nella difesa dei diritti umani. Tutte iniziativa che non possono che irritare i conservatori a Teheran.

(Il Sussidiario.net)

Die Frau, vor der Ahmadinedschad zittern muss

La donna di fronte alla quale Ahmadinejad deve zittirsi

(Der Spiegel)

lunedì 8 giugno 2009

Lynn Barber, la giornalista che sbuccia le bugie.



My harsh lesson in love and life

Le memorie di Lynn Barber impresse su pellicola. La sua "dura lezione d'amore e di vita" trasposta in un film da Carey Mulligan e Rosamunde Pike.

(The Guardian)


Aveva 16 anni, Lynn Barber, quando incontrò Simon Goldman alla fermata dell'autobus. Era il 1960. Lui le offrì un passaggio, sporgendo la testa dal finestrino della sua Bristol, un grosso sigaro in bocca. Simon aveva 27 anni, era nato in Israele.

Poche notizie, nessun numero di telefono, nessun indirizzo. Tanti appartamenti di sua proprietà, altrettante stanze per viaggi attorno al mondo.

Simon chiese a Lynn di sposarlo. Pronto per la bigamia. E la vita di Lynn restò appesa per sempre a una bugia.

"I learned not to trust people; I learned not to believe what they say but to watch what they do; I learned to suspect that anyone and everyone is capable of "living a lie". I came to believe that other people - even when you think you know them well - are ultimately unknowable".
Ho imparato a non riporre fiducia nelle persone, a non credere a quello che le persone dicono, ma a stare a guardare ciò che fanno; ho imparato ad avere il sospetto che tutti e nessuno siano capaci di "vivere una bugia". Sono arrivata a credere che le altre persone - anche quando pensi di conoscerle bene - sono inconoscibili fino in fondo.
"Learning all this was a good basis for my subsequent career as an interviewer, but not, I think, for life. It made me too wary, too cautious, too ungiving. I was damaged by my education".
Imparare tutto questo è stato una buona base per la mia carriera seguente di intervistatrice, ma non per la mia vita. Mi ha resa troppo cauta, troppo chiusa. Sono stata danneggiata dalla mia esperienza".

Giovanna Boglietti

Sbadiglio di noia si apre come urlo di paura.


E' la stampa, bellezza


Le elezioni di Noemi hanno celebrato ieri il loro evento culminante: il voto di Noemi. A Portici, una ragazza di diciotto anni coi lunghi capelli biondi e le lunghe unghie laccate di viola, ha indossato i suoi occhiali a 24 pollici e si è recata a votare per la prima volta.

Le facevano compagnia una mamma compiaciuta, un papà nervoso, un signore coi capelli bianchi che sbraitava a favore di telecamera, una vigilessa che la teneva per i polsi, vari poliziotti di scorta, l’amica minorenne che ha tentato di spacciarsi per rappresentante di una lista di destra, un cespuglio di fotografi in attesa da 19 ore, un presidente di seggio che al suo passaggio ha chiuso il seggio medesimo, diversi cittadini indignati per il favoritismo, altri rassegnati, molti invidiosi e alcuni imbarazzati (in realtà di questi non abbiamo notizia, ma ci piace almeno pensare che ci fossero).

C’era anche un’altra ragazza di diciotto anni con i lunghi capelli biondi, le lunghe unghie laccate di viola e gli occhiali a 24 pollici. Tutti hanno pensato fosse una sosia o comunque una berlusconiana velineggiante. Invece era la rappresentante di lista del Pd.

(Massimo Gramellini, La Stampa, 8 giugno 2009)


Euna Lee e Laura Ling di Current Tv erano state fermate il 17 marzo al confine con la Cina. L'accusa: "intenti ostili" e "grave crimine contro la nazione"

Corea del Nord, giornaliste Usa condannate ai lavori forzati.

Il governo americano si è detto "molto preoccupato"

(La Repubblica)

sabato 6 giugno 2009

Jedem das Seine




(La Stampa, di Barbara Spinelli)


Tra il discorso di giovedì all’Università del Cairo e la commemorazione dello sbarco in Normandia che avrà luogo oggi in Francia, Barack Obama ha scelto la sosta a Buchenwald, il campo di morte dove tra il 1937 e il 1945 furono rinchiusi 250 mila esseri umani provenienti da cinquanta Paesi diversi.


[...] Il Cairo, Buchenwald, la Normandia: tre luoghi e tre date si intrecciano, compongono insieme una storia e un tempo più vasto. Il passato dà pienezza al presente, il Ventesimo Secolo parla al Ventunesimo conferendogli profondità. In ambedue i secoli c’è sete di liberazione, in ambedue è questione di edificare un dopoguerra. Il 6 giugno 1944 in Normandia l’Europa fu liberata dal nazismo, l’11 febbraio 1945 furono i superstiti di Buchenwald a salvarsi. Oggi tocca uscire da un’altra guerra, prima che precipiti in ennesimi orrori e distruzioni: tocca, come ha detto al Cairo il Presidente, metter fine all’infausta guerra tra civiltà. La criminalizzazione dell’Islam deve finire, perché il rischio è grande di punire la diversità nel diverso, e di considerare la diversità un pericolo. Tutte e tre le tappe - Il Cairo, Buchenwald, la Normandia - narrano la difficile edificazione di un dopoguerra meno buio, fondato sulla memoria viva del passato.


[...] Le parole sono importanti per Obama, il suo viaggio in Medio Oriente ed Europa lo dimostra. E proprio perché sono importanti, non si può stravolgerle con bugie e revisionismi. A Ahmadinejad il Presidente ha offerto giovedì il dialogo, giungendo fino a confessare il coinvolgimento americano nella liquidazione violenta di Mohammed Mossadeq (il primo ministro entrato in conflitto con lo Scià negli Anni 50: «Gli Usa svolsero un ruolo nel rovesciamento di un governo iraniano eletto democraticamente», ha ammesso al Cairo), ma gli ha anche detto: ecco, prima di qualsiasi dialogo è a Buchenwald che devi mentalmente venire, sono queste pietre che devi toccare come le sto toccando io. Altrimenti ogni parola è infangata, e il dono della lingua dato agli umani è insensato. Altrimenti succede come ai nazisti, che fabbricarono un mostro presso Weimar, la città di Goethe e Schiller, e sul cancello del Lager scrissero, a grandi lettere, A OGNUNO IL SUO - JEDEM DAS SEINE, mostrando come uno dei più nobili precetti del diritto romano possa pervertirsi e divenire il più cinico e mortifero segno di odio.

venerdì 5 giugno 2009


Afghanistan sesso e oppio

Mentre nel resto del mondo le donne lottano per difendere la loro dignità, una legge di Karzai legalizza lo stupro delle mogli

(L'espresso, di Tahar Ben Jelloun)

giovedì 4 giugno 2009


"E voglio scoprire cosa uomini e donne sentano quando dicono di amare e quanti peccati facciamo e quanta gente inganniamo e perchè tutto finisce nella morte"

(Natascia Rostova, "Guerra e pace" - Lev Tolstoj).
IL COMMENTO

Obama, il linguaggio del cuore

(di VITTORIO ZUCCONI, La Repubblica)


TESTO INTEGRALE IN INGLESE - Il discorso pronunciato da Barack Obama al Cairo

"I have come here to seek a new beginning"

di BARACK OBAMA

mercoledì 3 giugno 2009

Diego, il fotografo di pozzanghere. Il dolore di un figlio


Era accorso insieme a sua madre, il padre giaceva in una pozza di acqua sporca di sangue.

Quella è la prima fotografia che ho immaginato, mi aveva detto quel giorno di un anno prima a Genova. La prima pozzanghera... quella che è sempre con me in fondo ad ogni rullino.





(Margaret Mazzantini, "Venuto al mondo")

La domanda da parte maschile era stata avanzata dal padre dell'uomo, come tutore. Ma secondo il tribunale non è stato possibile ricostruirne la volontà