La minaccia sta in una e-mail spedita il 17 luglio, poco prima delle undici di sera. Una e-mail piena di insulti e scritta in un linguaggio crudo, che accusa Gladys Lanza di rubare soldi da un’altra associazione non governativa e di aver mandato al massacro la gente nel corso delle guerriglie aperte dal Partido comunista de Padilla Fush.
A queste si aggiungerebbe un’altra colpa: la critica mediatica alla ripresa della militarizzazione dell’Honduras e dell’America latina. L’ultima solo quattro ore prima dell’invio della mail d’avvertimento, al programma radiofonico “Voices Against Forgetting”, sponsorizzato dal Cofadeh, Comité de Familiares de Detenidos Desaparecidos en Honduras.
Le minacce a Lanza, si legge nella lettera-resoconto di FrontLine (per la protezione dei difensori dei diritti umani) che invita gli internauti a diffondere la notizia, sono iniziate a seguito della lettera inviata dall’attivista al segretario di Stato americano Hillary Clinton, per chiedere di “rendere note le informazioni che riguardavano la violazione dei diritti umani in Honduras negli anni Ottanta, in particolare quelle su Billy Joya Amendola” (un agente della CIA che, in quegli anni, eseguì uccisioni e rapimenti degli oppositori al regime golpista e il cui nome rientra fra i ministri del neo presidente Roberto Micheletti). Proprio una foto di Amendola è stata inviata nella mail a Gladys Lanza in allegato con altre immagini; tra queste, quella di un funerale.
“L’associazione è nata proprio nel 1984 all’epoca della repressione feroce, quando l’Honduras era una piattaforma militare degli “yankee” contro le forze di sinistra del Salvador e del Nicaragua. In questo contesto, il Movimento ha saputo dare alle donne l’identità di sapersi difendere, di lottare per i loro diritti come persone e come esseri umani, per poi identificare la donna degna, la donna coraggiosa, la donna esigente come una donna “chona” (chona è un diminutivo del nome della fondatrice Visitación Padilla)”, racconta Gladys Lanza in una intervista alla giornalista Ida Garberi.
Aggiunge che "dopo il golpe di stato, il Movimento si é integrato al Fronte Nazionale di Resistenza Popolare e ha visto il suo lavoro di denuncia moltiplicarsi, infatti oltre alle infamie delle violenze domestiche e contro le donne, adesso gli abusi sono aumentati da parte delle forze dell’ordine e tutti rimangono impuniti".
Appena il 14 luglio scorso, le donne di Lanza hanno contestato l’incremento della presenza militare statunitense nel paese e l’istallazione di due nuove basi nei Caraibi. In aprile di quest’anno infatti Washington e Tegucigalpa hanno inaugurato una base nel dipartimento di Gracias a Dios, al confine con il Nicaragua, nella quale il governo statunitense ha investito due milioni di dollari. L’istituzione è coordinata dalla forza navale di Honduras, ma è sotto il controllo del Comando sud dell’esercito statunitense. Un'altra base simile sarà costruita sull’isola della Guanaja, sempre nei Caraibi honduregni.
Riporta il Granma Internacional di Cuba: “Sono ovvie le intenzioni di Washington di continuare ad estendere il proprio raggio di azione e dimostrare dal nostro territorio la sua egemonia per eseguire una guerra che le persone non vogliono”, ha avvertito il Movimento di Donne per la Pace Visitación Padilla. Secondo un comunicato dell’organizzazione, il colpo di Stato dello scorso anno è stato parte della strategia yankee per aprire il cammino al Pentagono e istallare nuove basi belliche nel paese.
Come per Cuba, Gladys Lanza sostiene: “Siamo fedeli all’insegnamento di Fidel Castro, che cinquant’anni anni fa ha detto che ci hanno sposato con la bugia e ci hanno obbligato a vivere con lei”.
Dal 24 luglio 2009, dopo attacchi alla sua persona (come la casa distrutta o il carcere per lei altri sindacalisti) e ai danni delle sue collaboratrici (minacce, telefonate, pedinamenti, arresti ingiustificati), la Commissione della piattaforma dei diritti umani ha riconosciuto la necessità di offrire a Gladys Lanza protezione. Ma niente è stato fatto, finora.
Giovanna Boglietti
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