Per alcuni le Kumari sono solo bambine, per altri vere e proprie schiave. Per tutta la tradizione religiosa del Nepal e degli Hindu, dee viventi nonché protettrici del re. Nel mondo si è parlato spesso del loro ruolo, sia dal punto di vista culturale e religioso ma anche politico e civile, nell’ambito della difesa dei diritti umani.
Nella venerabile storia delle dee bambine, appena due anni fa, è entrata infatti anche
Il Times of India ha pubblicato in questi giorni la notizia del diploma di una delle tre dee bambine viventi in Nepal, Chanira Bajracharya, 15 anni. Lei è la prima Kumari ad aver ottenuto il voto di 80,12 in un test che quasi la metà degli studenti non riesce a superare. E per la prima volta una Kumari potrà accedere all'università (vuole studiare informatica) e lavorare, non appena il suo “regno” sarà terminato. Un passo epocale, dal momento che
I maoisti, succeduti a una monarchia con alle spalle 238 anni di regno, hanno addirittura messo una pezza alla questione delle nomine delle Kumari. Nomina che è sempre spettata al sacerdote del re, altra carica scomparsa. La tradizione vuole che le Kumari di Patan, Kathmandu e Bhaktapur (gli antichi tre regni della valle) siano direttamente connesse con il re. La dea bambina di Kathmandu, la più importante, è colei che pone la tika, il sacro segno rosso, sulla fronte del monarca, legittimando così il potere reale per un anno. In campo è sceso addirittura il Ministero delle riforme: segno che, per quanto atei, i maoisti riconoscono sia impensabile privare il Nepal di una simile figura sacra.
Ma chi sono le Kumari e come diventano dee? Kumari significa “vergine”, a indicare la purezza della dea, incarnazione di Taleju Bhawani o Durga in India. Le Kumari vengono scelte tra le bambine delle caste buddiste newar, gli Shakya di Kathmandu.
L'attuale Kumari Reale è Matina Shakya. Verrà detronizzata all'arrivo del primo mestruo o a seguito di perdite di sangue o malattie (basta il sangue di un piccolo graffio). Questo perché per restare pura
Il corpo è il requisito primo: le bambine devono possedere “32 perfezioni”, anomale in un fisico ancora acerbo addirittura di soli 3 anni (esempio: ciglia come quelle di una mucca, cosce di daino, guance come quelle di un leone, corpo come un albero di banano).
Il carattere è il requisito secondo:
In un articolo Deepak Shimkhada, presidente di Indic Foundation e Asian Studies on the Pacific Coast, sostiene invece che la questione deve essere ridimensionata, perché si lega a figure comunque privilegiate, che in varie interviste si riconoscono come tali e ne sono felici:
“In open interviews, all former Kumaris enjoyed their role as a Kumari and never regretted it. So what is the fuss? They all felt empowered and special, even if only for a few years. If the Kumaris do not feel that they have been exploited, isn't the human rights group acting as Big Brother? Is this really such a significant social problem of
Ci sono faccende più urgenti per Shimkhada. Bambine prostitute, mogli bambine, bambine madri che rischiano di morire di parto, bambine che non possono studiare:
“Abolishing the Kumari tradition will not solve these more serious problems”. Abolire la tradizione della Kumari non risolverà niente di tutto questo.
Giovanna Boglietti
brava Gio, vedo che il tuo blog si fa sempre più bello...! Anche io mi sono messa a bloggare più di frequente http://laurapreite.blogspot.com/
RispondiEliminabaci
Cara Laura, grazie! Visito subito il tuo!
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