“In schlichter dunkellila Baumwollbluse, Jeans, flachen Schuhen und mit zum Pferdeschwanz gebundenem Haar, tritt nicht auf wie ein Popstar aus der Glitzerwelt des Musikbusiness, sondern als eine in sich gekehrte, sanfte, junge Frau, die sich ihrer Verantwortung, gegebenenfalls auch ihrer Schuld, durchaus bewusst ist”.
Una camicia di cotone viola scuro, jeans, una coda di cavallo. Non è una popstar quella che si presenta in aula, ma una ragazza giovane che dimostra pentimento, consapevole di quale sia la sua responsabilità. Lo Spiegel descrive così l’abbigliamento e il piglio di Nadja Benaissa, una delle quattro cantanti del gruppo femminile più amato in Germania, le No Angel (guarda la partecipazione al programma Fernsehgarten 2009).
Benaissa si è presentata ieri all’apertura del processo che la vede imputata a Darmstadt, con un’accusa pesante: aver infettato consapevolmente alcuni partner, non dicendo loro di avere l’Hiv.
“Warum verschwieg Benaissa ihre Krankheit - obwohl sie doch gewusst haben musste, dass sie die Männer durch ungeschützten Sex anstecken konnte? Diese Frage steht im Zentrum des Prozesses”.
Come scrive il quotidiano tedesco, proprio l’omertà della cantante - che sapeva della sua malattia – sarà il punto focale del processo. La difesa dovrebbe puntare sulla vita difficile della ragazza, 28 anni, una figlia di 11. Brutte compagnie e le prime sbandate da adolescente, alcol e marijuana, fino alla dipendenza da crack, lo stop del percorso scolastico e la vita sulla strada. I genitori, un marocchino e una tedesca di origine rom, cercano di riportarla sulla retta via e lei esce dall’incubo. Fino al 1999, l’anno in cui scopre di essere malata di Hiv, facendo un test di gravidanza.
"Meine ganze Sorge galt nun meinem ungeborenen Kind", berichtet sie. "Ärzte versicherten mir, die Ansteckungsgefahr sei äußerst gering, wenn ich diszipliniert lebte und meine Medikamente regelmäßig einnähme." Daher habe sie die Krankheit Freunden und Bekannten gegenüber verschwiegen. "Ich sah keinen Anlass, die Krankheit öffentlich zu machen, da ja ein Ausbruch nicht zu erwarten war."
“Il mio unico pensiero andava alla bambina non ancora nata. I medici mi assicurarono che il pericolo di contagio per la piccola era da escludersi, se avessi vissuto in modo disciplinato e avessi preso i medicinali regolarmente”. Così ha nascosto ad amici e familiari la malattia. “Non vedevo alcun motivo di renderla pubblica, e non mi sarei aspettata una bomba simile”.
La ragazza non molla. Nel 2000 inizia la sua carriera musicale che la porterà a vincere con la band No angel il talent-show più prestigioso in Germania.
"Ich hatte die Vorstellung: Ich kann die Infektion nicht öffentlich machen, ohne die Karriere der Band zu beschädigen".
“Avevo in mente: se faccio sapere che sono malata, la carriera della band si rovinerà”.
"Ich suchte nach einer festen Beziehung", sagt Benaissa. "Ich suchte einen Mann, der auch meine Tochter akzeptiert und von ihr akzeptiert wird. Aber dann merkte ich, dass das fast unmöglich ist." Sie ging flüchtige Beziehungen ein, über Verhütung sei nicht gesprochen worden. "Meine Partner waren da sehr sorglos".
“Cercavo una relazione stabile, un uomo che accettasse anche mia figlia e che fosse accettato da lei. Ma poi ho capito che questo non era possibile”. Passava di relazione in relazione, senza mai parlare di contraccezione per essere protetti. “I miei partner non se ne preoccupavano minimamente”.
"Ich wurde nie gefragt, ob ich verhüte", sagt sie. Warum sie die Infektion verschwiegen habe, will der Richter wissen. "Ich weiß nicht", sagt sie, "ich hatte einfach eine tierische Angst."
“Non mi hanno mai chiesto di usare contraccettivi”. Se le si chiede perché ha nascosto la malattia, la cantante risponde: “Non lo so. Avevo semplicemente una paura bestiale”.
Cinque uomini potrebbero pagare il suo silenzio, la leggerezza dei rapporti non protetti. Uno di loro, assistente artistico di 34 anni, ha contratto l’Hiv ed è tra quanti hanno denunciato la cantante. Negli altri quattro casi, dove il contagio non è avvenuto, la denuncia è per tentate lesioni personali aggravate.
"Ich habe Fehler gemacht. Ich hatte eine Verantwortung. Ich habe das Risiko verdrängt. Ich habe nicht gewollt, dass sich jemand bei mir ansteckt. Ich hätte mit dem Thema verantwortungsvoller umgehen müssen."
Si dichiara colpevole: “Ho sbagliato. Ho una responsabilità. Ho accantonato il pericolo. Non volevo che qualcuno mi scoprisse. Avrei dovuto agire con coscienza”.
E la vittima cosa ha detto in aula?
"Ich? Ich soll mit der da Kontakt aufnehmen?" Er streift sie mit Blicken. "Bin ich etwa in der Bringschuld?" Benaissas Tante habe ihn damals über die Infektion ihrer Nichte aufgeklärt. "Wenn die mir das nicht gesagt hätte - ich wäre dumm gestorben!", empört sich der Mann. "Ich hätte ja Tausende Frauen anstecken können!" Er sei mit ehemaligen Sexpartnerinnen zum Arzt gegangen, damit diese sich testen lassen. "Wissen Sie, wie unangenehm das ist?", fragt er den Vorsitzenden, woraufhin Verteidiger Wallasch Benaissas Geständnis erwähnt.
“Io dovrei avere contatti con lei?”. La fulmina con gli occhi. “Sono io in debito? Se sua zia non me ne avesse parlato io a quest’ora sarei morto. Ho avuto un sacco di donne che potevano ammalarsi!”. L’uomo è andato dal medico per sottoporsi al test con la sua compagna ufficiale. “Vi rendete conto che non è possibile tenerlo nascosto?”.
Eppure la cantante ha tenuto tutto nel silenzio, fino a pochi mesi fa. Lo scorso novembre Benaissa si è presentata a una serata di beneficienza a Berlino ed è salita sul palco dicendo: "Il mio nome è Nadja Benaissa, ho 27 anni, ho una figlia e sono sieropositiva". Semplice, ma fatale. Ora rischia fino a 10 anni di carcere. Quel che ha da dire non è che: “Mi dispiace di cuore”.
Giovanna Boglietti
ora...posso capire la promiscuità,l'eventuale voglia di piacere...ma su ste cose non si scherza!!!!!!!!!!!!!! divertirsi rischiando la vita....ecco cosa mi fa incavolare!!!!!
RispondiEliminae il silenzio,per cosa? per non perdere la "popolarità" di cantante?ora si è rovinata...con gli interessi...
Vero, L.
RispondiEliminaLa superficialità e l'egoismo di chi vuole la carriera non si giustificano con una adolescenza difficile.
Come sempre, è fatica mettere in pratica la morale che vuole le persone al centro della vita e il lavoro come parte integrante ma subalterna. Allora, meglio avvelenare il prossimo, quasi che la coscienza ne esca pulita!