Un territorio di 913 chilometri quadrati, che comprende 82 comuni e un bacino di poco più di 187mila abitanti. Quella di Biella è la provincia più piccola del Piemonte. La storia la tramanda anche come la più ricca, eppure questo bacino tessile d’eccellenza potrebbe venire spogliato proprio del titolo di “provincia”. Titolo che per molti ha rappresentato una conquista: la Provincia di Biella è stata istituita infatti nel 1992, per scorporo dalla provincia di Vercelli, ma è diventata amministrativamente operativa solo nel 1995.
Tutto, adesso, potrebbe tornare come prima, all’indomani dell’approvazione del pacchetto economico (avvenuta “con riserva”) da parte del Governo. In programma non c’è soltanto una sforbiciata ai finanziamenti per gli enti pubblici pari a un miliardo di euro in due anni; di mezzo ci andranno anche le province “inutili” che hanno meno di 220mila abitanti e per questo dovranno probabilmente uscire di scena.
La notizia è su tutti i giornali, nazionali e locali. Nei bar del centro di Biella gli abitué e gli avventori più frettolosi hanno dato una sbirciata alle notizie, ma non sembrano troppo stupiti e neppure amareggiati: “Guardi, io sono per metà biellese e per metà vercellese, se torniamo sotto Vercelli sono anche più contenta” – la signora Silvia la prende con ironia “Ne parlavo proprio oggi con una amica di Domodossola. Domodossola è sotto Verbania, ma una volta era in provincia di Novara: quel rimescolamento è stato solo una seccatura, perché Novara è più comoda da raggiungere. A Domodossola tornerebbero sotto Novara, ma la provincia di Verbania non sarà cancellata perché confina con uno Stato estero”. Le fa eco il marito: “Sentiamo da tempo ripetere che Biella, Vercelli, Novara e Verbano Cusio Ossola potrebbero formare una sola macro-provincia, che problema c’è? Certo, si dovrà pensare a piccoli distaccamenti e uffici per evitare troppi spostamenti nel nuovo capoluogo”.
Già, il nuovo capoluogo di provincia: Vercelli o Novara? Alexandra, laureata in Economia, ribalta la domanda: “E perché non Biella? Per anni siamo stati sotto Vercelli, vengano i vercellesi nella ridente Bugella (Bugella civitas, nome dato alla fondazione della città). Non ci sono soldi e la provincia assorbe i fondi ma non dà servizi, la cancellazione va fatta a favore dei Comuni, che sono gli enti più vicini ai cittadini. Non sa quanti si sono presentati al mio seggio, alle ultime elezioni provinciali, chiedendo di verbalizzare il rifiuto della scheda gialla, come protesta contro le province”. Gianluca, 27 anni, la pensa allo stesso modo, ma è titubante su una questione: “Come verranno riassorbiti i lavoratori impiegati in Provincia?”. Matteo, vigile del fuoco, punta sui servizi: “Un esempio. Il Comando provinciale sparirà e rimarrà solo un distaccamento permanente, con tutto ciò che questo comporta. Il 115 risponderà da Vercelli con personale che non avrà la minima idea della morfologia del Biellese e questo comporterà un allungamento dei tempi d’intervento. Chi ci rimette? I cittadini. La provincia di Vercelli poi ha meno abitanti di quella di Biella, per pochi metri al confine con la Svizzera si salva”.
Dai bar del centro all’Ex Ospizio di Carità, sede del Palazzo della Provincia, la prospettiva cambia. Il presidente Roberto Simonetti, esponente della Lega e deputato, non si sbilancia e dice di voler leggere attentamente il provvedimento prima di parlare. Auspica a un dibattito parlamentare: “Penso che Biella si farà portavoce, insieme al presidente della Regione Piemonte Roberto Cota, di un progetto per una definizione moderna del territorio”. Progetto al momento non definibile.
Ma per quale motivo, dopo 15 anni, molti biellesi non salverebbero la Provincia? Abbiamo chiesto un parere al giornalista Marco Berchi, uno dei direttori storici del bisettimanale locale Il Biellese, che seguì da vicino la nascita della Provincia di Biella: “Quel processo politico e amministrativo è stato lunghissimo, parte almeno dagli anni Sessanta. La provincia è nata dalla diffusa volontà di affermare la specifica identità economica e culturale del Biellese. Identità tutta industriale, legata al tessile soprattutto, e ben distinta da quella agricola di Vercelli. Quindi, nel caso di Biella si va al di là dell’istituzione-provincia, del contenuto reale. Il vero motore è stato alimentato dalla convinzione, motivata nei fatti, della classe dirigente che, fin dal dopoguerra e negli anni Sessanta e Ottanta, contava sulla propria autosufficienza. Biella era una “isola felice”, con un tasso di disoccupazione del 2 per cento rispetto al 15 per cento nazionale, e si apriva al mondo solo per esportare le sue stoffe”.
Isola felice fino alla crisi economica di questi anni: il ruolo della Provincia, di per sé non troppo allargato, finisce con l’essere percepito dai pragmatici biellesi come un peso.
Giovanna Boglietti (http://www.futura.unito.it/)
rimango dell'idea che una provincia sia qualcosa da eliminare in toto per una questione di cariche pubbliche,spreco,ecc...
RispondiEliminacerto,in un paese come il nostro,dove il campanilismo e il sentimento socio culturale sembra farla da padrona (e per certi aspetti è anche un bene),identificarsi nella provincia e/o nella regione ci porta a non essere d'accordo con questo provvedimento...
Ti faccio un esempio chiarissimo: io sono di origine pugliese,ma più precisamente salentino...bene:lo sai che c'è stata la proposta di avere una 21esima regione in Italia?la regione Salento.questo perchè la lingua e la cultura è davvero molto differente da quella pugliese.E io mi sento salentino,non pugliese.Ma mi rendo conto che il moltiplicarsi di queste regioni,province e anche comuni,non sia ciò di cui si abbia bisogno.
Se nelle intenzioni di queste moltiplicazioni c'è la possibilità di avere un rapporto migliore tra cittadini e istituzioni per soddisfare le esigenze del territorio...no io penso che non serva.
caro L., tocchi un punto essenziale: il campanilismo italiano è più unico che raro, vuoi forse per una storia che prima di essere nazionale è stata di autonomie concorrenti e vicine. Eppure, gli sprechi ci sono. Credo però che sia importante che non siano solo ALCUNE province a perdere, ma TUTTE. Soprattutto quelle che non hanno dietro un politico forte a salvarle!
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