Un grosso paio di forbici che chiude in una stretta una lingua; la immobilizza, la taglia. È il logo scelto dal Collettivo studentesco della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, come simbolo della protesta contro la riforma interna degli atenei italiani proposta dal Ministero. Un pacchetto di riforme su scala nazionale che interessa l’intera Università di Torino ma che coinvolge in particolare, per la sua specificità, proprio la Facoltà di Lingue. Facoltà che a Torino potrebbe addirittura scomparire.
Spiega Noemi Santarella, membro del Collettivo e rappresentante del Consiglio di Facoltà: «La cancellazione di Lingue deriverebbe dalle direttive ministeriali, intorno ai tagli e ai finanziamenti all’istruzione. Secondo questo disegno, ogni Università dovrà avere un tetto massimo di 12 Facoltà. Il problema è che il numero imposto non verrà calcolato in base alla quantità di studenti di ogni corso di laurea, ma sulla quantità del corpo docente. Nel nostro caso, con 96 docenti di cui 41 ricercatori, non si raggiungerà la soglia minima prevista».
La riduzione progressiva dei lettori, il blocco della didattica proposto dai ricercatori per il nuovo anno accademico 2010-2011, l’aumento delle tasse d’iscrizione: questi i punti toccati nel corso dell’assemblea di Facoltà che si è svolta lunedì 12 aprile, al Rettorato di via Po 17.
L’incontro, improvvisato sotto il porticato del palazzo, ha coinvolto più di cinquanta studenti. A parlare dapprima sono stati alcuni dei rappresentanti del Collettivo di Lingue, con lettori, docenti e ricercatori; è intervenuto per ultimo invece il preside, Paolo Bertinetti.
«Alle difficoltà che, nella prospettiva del disegno di legge del Ministero, coinvolgono tutte le Università e tanti indirizzi di specializzazione, la Facoltà di Lingue aggiunge un problema fondamentale, quello dei lettori – ha spiegato Bertinetti – I lettori, qui a Torino, sono da tempo in numero insufficiente e se ne contano sempre meno, perché non vengono sostituiti. Così accade a Lingue, ma se si trattasse di una Facoltà scientifica non ci si sognerebbe mai di fare a meno dei tecnici di laboratorio. Allo stesso modo, i lettori sono indispensabili per l’attività di didattica integrativa».
La misura adottata, secondo Bertinetti, è “fortemente punitiva” e ha già sollevato critiche da parte dei docenti e dei lettori, ma le loro voci sono rimaste inascoltate. Il preside si è rivolto allora ai ragazzi: «Sono esterefatto. Il Senato accademico non ha preso alcuna decisione in merito ai problemi della Facoltà; c’è da sperare che gli studenti siano più fortunati. Solo tre anni fa una mobilitazione così partecipata sarebbe stata impensabile. Mi complimento e vi ringrazio».
Sul problema dei ricercatori, vincolati da contratti co.co.co, parlano i membri del Collettivo: «I ricercatori non vogliono essere lasciati soli e che la protesta resti corporativistica. È quindi necessario spiegare agli studenti che l’iniziativa è stata pensata anche per il loro bene, come forma di pressione, ora che è ancora tutto possibile, che si parla di un disegno di legge».
Sull’aumento delle tasse universitarie il Collettivo ha già un piano pratico. Anticipa Noemi Santarella: «Una Università pubblica, in quanto tale, deve rispettare una quota massima. L’anno scorso non siamo riusciti a evitare la lievitazione delle tasse, ma almeno l’abbiamo limitata alle fasce alte di reddito. Adesso, in collaborazione con il Politecnico e con l’Università del Piemonte Orientale, stiamo approfondendo due soluzioni: la prima consiste nel creare 65 fasce con uno scarto non più di 10 ma di 15 euro ciascuna: la seconda, è una tassazione a coefficiente calcolata in percentuale Isee sulla base del reddito dichiarato».
Il Collettivo di Lingue stenderà tutte le rivendicazioni in un documento, che verrà letto nel prossimo consiglio di Facoltà, a fine aprile. La riunione è fissata per giovedì 15 alle 16, a Palazzo Nuovo. Su Facebook è inoltre possibile firmare la petizione contro l’aumento delle tasse universitarie. Per contatti, il sito del Collettivo di Lingue.
Giovanna Boglietti (Futura, www.futura.unito.it)
ma si tagliamo ancora...spendiamo i soldi pubblici in cazzate non remunerative ingrassando amici di amici favorendo il peggio del peggio...da chimico quale sono (campo totalmente diverso,ma che rende bene l'idea della situazione) mi sa che una volta finito me ne vado per sempre da qui...MASSIMA SOLIDARIETA' a queste persone :)
RispondiEliminap.s. se andavo in un college all'estero pagavo non molto di più rispetto a questa università statale...
Ancora una volta i ragazzi come te, più che preparati, faticano a mantenere in piedi l'iscrizione all'Università e poi scappano all'estero. Evidentemente le cose non vanno, ma i piani alti sembrano sordi...
RispondiEliminaun silenzio assordante...che vale molto più di mille parole...
RispondiEliminaqui non faccio la fame...non voglio!
speriamolo, ti auguro di essere una delle tante eccezioni!
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