Dal lunedì al venerdì, ogni notte, Leyla è l'angelo della notte. Accompagnata dal suo fedele collega Donaldo, psicologo mite ed equilibrato, cammina per ore "fino a che il fisico regge" per seminare tra la gente nei vicoli zeppi di vite dimenticate da dio, il rispetto per i minori. "Che vengano risparmiati, almeno loro!", sussurra, sguardo al cielo. Lo sfruttamento sessuale minorile in questo angolo di mondo è oramai tradizione e a peggiorarlo è la sete di soldi facili portati dal business dei turisti in cerca di trasgressione. Se la bella Cartagena, a occhi distratti, sembra ben altro rispetto al resto della Colombia, dov'è guerra aperta da oltre quarant'anni fra gruppi rivoluzionari e potere costituito, a chi ha cuore e pazienza il quadro reale si mostra sotto altre tinte. La bellezza dei luoghi e il cordone di sicurezza creato intorno alla cittadina dalle grandi mura coloniali tengono lontani i kalashnikov della guerriglia, ma il conflitto si manifesta sotto altre sembianze: casupole stracolme di sfollati, morti ammazzati per un pezzo di pane, delinquenza, traffici illeciti e bande criminali che si contendono fette di territorio. In mezzo a tutto questo, il business della prostituzione, e poco importa se a esserne coinvolte sono bambine dai dieci anni in su.
"Il dolore e la violenza che ognuna di queste persone ha dovuto vedere e sopportare hanno corrotto le loro anime. Sono malati di morte", spiega fredda Leyla. Che fare, dunque, per salvare giovani vite da destini segnati? Cercare di gettare germogli di speranza nel letame, battere metro per metro gli slums più angusti e parlare con i più vulnerabili, giorno dopo giorno, per intaccare paure, ignoranza, corruzione, omertà, distintivi di una società per la quale violare una bambina è la norma. "Colpa sua, va in giro randagia. Colpa dei suoi, non la seguono. Queste le frasi più ricorrenti - riprende - in un mondo dove le ragazzine sfruttate non sono vittime, ma colpevoli più di chi ne abusa". Eccola Cartagena, orgoglio del turismo colombiano, gioiello architettonico corroso da una cultura machista incattivita da secoli di schiavismo (di cui ne era la porta di entrata), e incancrenita da decenni di guerra.
Il compito degli angeli della notte è duro e solitario. Giovani laureati che hanno scelto di sacrificare le proprie vite per un altro mondo possibile. Leyla, per poter continuare a tendere una mano a "tutte quelle piccole anime perse che ancora possono essere salvate", non solo ha rinunciato a vedere suo figlio, ma non ha una vita privata. "E' una condanna - sorride - ogni volta che scelgo di fidarmi di un uomo, prima o poi lo incontro nei locali erotici dove distribuisco preservativi. Qui, chi non cade in tentazione è perla rara". Ma lei non si abbatte. "Il mio scopo è offrire a queste future donne una possibilità". Una volta individuata fra le luci della notte, Leyla si avvicina alla bambina stretta in abitini sexy, la guarda con occhi abbaglianti e le parla per interminabili minuti. Solitamente esili, nere, occhi grandi, con loro sfodera istinto materno e pacata chiarezza. Ormai la conoscono, ma per vederle apparire al centro Renacer, il luogo dove vengono accolte, aiutate, istruite e accompagnate per mano verso una nuova vita, occorre tempo, pazienza. Quella ragazza piccola e riccia, con i capelli ribelli stretti in foulard colorati e appesa all'immancabile tracolla zeppa di condom è ormai punto di riferimento nella notte cartagenera. È la porta d'accesso, l'alternativa. Ma il coraggio di cambiare è diffidente e arriva raramente. "Finora sono una trentina gli ospiti del nostro dormitorio, quelli inseriti nei nostri corsi, un centinaio - spiega - ma questo losco affare coinvolge migliaia di vite, dobbiamo arricciarci le maniche e lavorare".
Con un pelo sullo stomaco inestirpabile, la donna si è fatta amica dei gestori dei night, dei capi gang degli slums e di qualche magnaccia. "Pur di arrivare alle bambine, questo e altro", ammette serena. Leyla offre strade concrete, non solo parole. Renacer, coordinata dalle Ong italiane Cisp e Coopi, ha messo a punto un programma che sta dando risultati straordinari, quindi poco importa se per strappare dalla strada anche un solo minore occorre essere gentili con il "bastardo di turno". Prevenzione, lotta e recupero dunque, con una priorità: garantire la libertà individuale. "Libertà dalla rabbia, dalla paura, dalla solitudine, dalla povertà - precisa Leya - La libertà di dire no all'assuefazione alla violenza, che piega vittime e carnefici".
Stella Spinelli per Peace Reporter
Fotografia: Manina G & B. Sas.
Ce ne fossero di più di persone così
RispondiEliminaNoi ne parleremmo ogni giorno!
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