Saudiwoman’s Weblog. Dietro a questo diario interattivo scrive Eman, una donna saudita che affida alla rete racconti e descrizioni sulla sua vita di moglie e madre in un Paese che non riconosce la dignità di essere femmina.
Eman, dicono in molti, è una delle migliaia di donne che hanno invaso internet per denunciare al mondo le restrizioni imposte dallo Stato più conservatore al momento esistente, l’Arabia Saudita. Il blog registra 500 visitatori al giorno: Eman ha studiato negli Stati Uniti e una volta tornata a casa ha voluto affrontare gli “stereotipi” che vincolano le donne arabe.
Scriveva di lei, pochi mesi fa, Francesca Caferri per Repubblica.it (leggi l’articolo): "Apartheid di genere", "stato di schiavitù", lo definiscono in privato molte donne saudite: un muro che per decenni ha dominato incontrastato ma sul quale Internet e delle nuove tecnologie stanno aprendo crepe importanti.
Donne che possono uscire se accompagnate, donne alle quali non è permesso guidare, donne che indossano i veli integrali perché così preferiscono i loro mariti, ma donne che scioperano per lo shopping di lingerie contro i commessi uomini e che – in poche forse – cercano di frenare il fenomeno delle spose bambine. Lo si legge proprio nell’ultimo post del blog di Eman, datato 9 ottobre 2010: “I’ve been wanting to write this post all day but I just couldn’t get myself to do it”.
All’inizio anche per Eman è stata la resa. Non riusciva a scrivere delle spose bambine, e per farlo doveva preparare se stessa, passare dentro al dispiacere, andare oltre il suo ruolo di spettatrice impotente. Lei, 34 anni, madre di 3 figli.
La storia che Eman racconta è quella di una bambina di 13 anni di Najran “venduta” – sottolinea – ad un uomo di 50. Tutta la famiglia era contraria, ma niente ha smosso il padre nella sua decisione: una figlia per una macchina nuova. Questo il segreto dello scambio. La storia “finalmente” viene riportata dalla stampa saudita: il matrimonio s’è consumato soltanto dopo due mesi e mezzo e per intervento della madre dello sposo che “vedeva la moglie così fragile, che non sapeva come comportarsi con lei” e che si è preparato due settimane prima per trovare il coraggio di fare sesso.
Scrive sul suo blog Eman: “Since reforms have started the only thing that has been implemented is that women can book into a hotel without a male guardian’s permission. A small step but now the time is ripe for criminalizing wedlock pedophilia. And don’t give me that line that the prophet PBUH married Aisha when she was 9 years old. That’s disputed and historians have shown that she was actually 19”.
I tempi sono maturi per includere fra I crimini la pedofilia. E non si dica che Maometto sposò Aisha quando lei aveva 9 anni, perché – precisa Eman – è stato dimostrato che ne aveva 19.
Conclude la blogger: “Women are still considered legally minors no matter how old they are, banned from driving, and at the mercy of their guardians when it comes to education, work, marriage, divorce and child custody. We need laws to instate our rights as human beings and protect our daughters from these horrors”.
Giovanna Boglietti
dopo un silenzio forse lungo,torno qui :)
RispondiEliminaho letto con interesse gli ultimi 4 articoli postati,che hanno come denominatore comune la religione musulmana; o meglio la donna in un contesto culturale che oso (per quanto forse non dovrei) affermare che sia del tutto sbagliato.
Per quanto ritenga il diritto di ogni persona a rispettare usi,pensieri,filosofie di vita,contesti sociali(vado avanti con i sinonimi?) altrui,per quanto essi siano distanti dal proprio modo di essere, certi oscurantismi ancora vigenti nel XXI secolo mi fanno letteralmente rimanere senza parole...
Per cui non vado a dilungarmi oltre e mi pongo una domanda: a quando questo movimento rosa riuscirà a determinare un epocale cambiamento?no, io credo che ci si nasconda dietro la religione...che sia una mera scusa per permettere (in nome di!) di seguire "tradizioni"(?) schifose (per non dire di peggio)
Io continuo a dire che studiare la storia serva...e leggendo tutto ciò,non posso non fare paragoni col passato...a quando la donna europea era vista come figura "minoritaria"...(ma forse non a questi livelli).
p.s. e meno male che dovevo essere breve ;)
caro L., prima di tutto: ben tornato!
RispondiEliminaogni tanto scelgo di restare nello stesso ambito perché, devo dire, mi interessa molto.
Una forma di morbosa attenzione, che ci coinvolge se vogliamo capire uno schema di valori e un tipo di società che spesso sentiamo completamente estranei. E soprattutto l'ultimo post mi ha davvero entusiasmata: perché permette di leggere quel mondo (peraltro così affascinante, culturalmente parlando) da dentro. Cioè attraverso gli occhi di una persona che lo conosce, in parte non lo approva, e che propone un cambiamento.
In ogni caso, il prossimo lo dedicherò al nostro Occidente, che non è esente da colpe...
ps: i commenti lunghi mi piacciono!