“Comment nous nous sommes fait piéger”. Il settimanale di attualità francese Le Point ammette la leggerezza con riserva: tre dei suoi giornalisti sono sì caduti in trappola, ma con professionalità. In Francia, la notizia fa sorridere e pensare, tanto da essere ripresa da molti altri giornali, uno per tutti Libération. Le Point ha intervistato la moglie di un poligamo, promettendo ai lettori in copertina “tutto ciò che non si osa dire”. Ma ha osato troppo: la donna non esiste, la famiglia in questione neppure.
Se i giornalisti avessero incontrato la signora Bintou avrebbero scoperto che in realtà altro non era che Abdel, un ragazzo di 23 anni membro del collettivo AC le feu, nato dopo le rivolte del 2005: “Stanco di tutti i clichés sulle banlieue veicolati dai media” – scrive Libération – “Il ragazzo ne ha voluto testare l’affidabilità e i metodi di lavoro”. A farne le spese il team di professionisti, che avevano chiesto a Bintou un’intervista di persona, ma dopo vari rifiuti si sono lasciati convincere e hanno fatto tutto per telefono. Nessuna verifica, convinti della buona fede di una intermediaria di fama, Sonia Imloul, membro del Consiglio economico e sociale per l’Institut Montaigne che appena un anno fa ha presentato un rapporto sulla poligamia in Francia.
Al di là della dimostrazione “politicamente mirata” (il bersaglio è il giornalista Jean-Michel Décugis, autore del libro “Paroles de banlieues”?), è proprio l’idea di clichés diffusi Oltralpe su poligamia e banlieue (Corriere della Sera, 2005) o velo e integrazione ciò che emerge ancora una volta nella Francia di Sarkozy, sempre tesa.
Quali clichés? La signora Bintou diceva di non poter lasciare il marito poligamo, di non avere un lavoro, una casa, una famiglia vera. E che il figlio immaginario Samba pativa la situazione, andava male a scuola, le portava dei soldi frutto sicuramente di un furto. Del padre non c’era niente da aggiungere: “Le père, encore une fois, n’était pas là, se désole l’article” (Libération).
La Francia da sempre lotta contro la poligamia, come ha fatto con altrettanta insistenza contro il velo. Dal rapporto di Sonia Imloul emerge che sono poche le notizie sulla poligamia. Il ricongiungimento delle mogli dei poligami fu autorizzato dal Consiglio di stato francese nel 1980 in nome del multiculturalismo per poi essere definitivamente vietato con legge solo nel 1993. Un rapporto della commissione dei diritti dell'uomo stima il numero di famiglie poligame tra 16.000 e 20.000 per un totale di 200.000 persone. Non esistono però statistiche complete e precise sul numero di famiglie poligame in Francia, sulle loro condizioni economiche, pur essendo indispensabili per la gestione dei sussidi alle famiglie (basta pensare a un padre con 40 figli da mandare a scuola e che chiede una sola casa con 15 camere da letto).
E nel nostro Paese? Si legge che su oltre un milione di musulmani residenti in Italia circa 15 mila sono poligami. In Francia e in Germania le cifre sono superiori, arrivando a toccare i 100 mila casi nella terra di Voltaire e i 60 mila in quella di Goethe. In particolare quella francese, coi suoi 5 milioni, è la comunità islamica più vasta d'Europa.
Ad oggi la poligamia in Italia è punita dall'articolo 556 del Codice penale. E anche in alcuni Paesi musulmani la poliginia è oramai proibita. segnatamente nelle laiche Turchia e Tunisia e, più recentemente, anche in Marocco, con l'introduzione del nuovo Codice familiare, la "Moudawana". E c’è di più: è possibile che in Italia si possa diventare poligami più facilmente che in Marocco o in Turchia. Ci sono tre modi: o si sposa in patria la prima moglie e si sposa la seconda all'estero, nella propria ambasciata, senza denunciare il primo matrimonio, o ci si fa raggiungere dalla prima moglie con il ricongiungimento familiare, oppure si sposa la seconda moglie in moschea con il "matrimonio a tempo" Orfi non riconosciuto dallo Stato.
Anche se un caso particolare c’è stato: nel 2003 il tribunale di Bologna ha assolto un poligamo islamico ritenendo che la legge punisca quel reato (bigamia in questo caso) solo se compiuto sul territorio nazionale. Ecco spiegata la facilità di aggirare la questione in Occidente.
In Francia il dibattito, dopo il colpo all’inchiesta di Le Point, promette scintille. Tanto più che nel giugno scorso il capogruppo dell’Unione di centro al Senato, Nicolas About, ha presentato una proposta di legge per istituire un “reato di poligamia, di istigazione alla poligamia e, con circostanza aggravante, di frode alla previdenza sociale” (Il Manifesto).
Il dibattito si solleva parlando di libertà religiosa, l'islamica ammette questa usanza, e rispetto della legge. Va ricordato, per trovare risposta, che poligamia di per sé è un termine sbagliato. Si dovrebbe parlare sempre di poliginia: il matrimonio con più donne. Monopolio degli uomini, raro sfizio femminile. Condanna certa in alcuni Paesi, come le cronache – non tradite, purtroppo – raccontano.
Se i giornalisti avessero incontrato la signora Bintou avrebbero scoperto che in realtà altro non era che Abdel, un ragazzo di 23 anni membro del collettivo AC le feu, nato dopo le rivolte del 2005: “Stanco di tutti i clichés sulle banlieue veicolati dai media” – scrive Libération – “Il ragazzo ne ha voluto testare l’affidabilità e i metodi di lavoro”. A farne le spese il team di professionisti, che avevano chiesto a Bintou un’intervista di persona, ma dopo vari rifiuti si sono lasciati convincere e hanno fatto tutto per telefono. Nessuna verifica, convinti della buona fede di una intermediaria di fama, Sonia Imloul, membro del Consiglio economico e sociale per l’Institut Montaigne che appena un anno fa ha presentato un rapporto sulla poligamia in Francia.
Al di là della dimostrazione “politicamente mirata” (il bersaglio è il giornalista Jean-Michel Décugis, autore del libro “Paroles de banlieues”?), è proprio l’idea di clichés diffusi Oltralpe su poligamia e banlieue (Corriere della Sera, 2005) o velo e integrazione ciò che emerge ancora una volta nella Francia di Sarkozy, sempre tesa.
Quali clichés? La signora Bintou diceva di non poter lasciare il marito poligamo, di non avere un lavoro, una casa, una famiglia vera. E che il figlio immaginario Samba pativa la situazione, andava male a scuola, le portava dei soldi frutto sicuramente di un furto. Del padre non c’era niente da aggiungere: “Le père, encore une fois, n’était pas là, se désole l’article” (Libération).
La Francia da sempre lotta contro la poligamia, come ha fatto con altrettanta insistenza contro il velo. Dal rapporto di Sonia Imloul emerge che sono poche le notizie sulla poligamia. Il ricongiungimento delle mogli dei poligami fu autorizzato dal Consiglio di stato francese nel 1980 in nome del multiculturalismo per poi essere definitivamente vietato con legge solo nel 1993. Un rapporto della commissione dei diritti dell'uomo stima il numero di famiglie poligame tra 16.000 e 20.000 per un totale di 200.000 persone. Non esistono però statistiche complete e precise sul numero di famiglie poligame in Francia, sulle loro condizioni economiche, pur essendo indispensabili per la gestione dei sussidi alle famiglie (basta pensare a un padre con 40 figli da mandare a scuola e che chiede una sola casa con 15 camere da letto).
E nel nostro Paese? Si legge che su oltre un milione di musulmani residenti in Italia circa 15 mila sono poligami. In Francia e in Germania le cifre sono superiori, arrivando a toccare i 100 mila casi nella terra di Voltaire e i 60 mila in quella di Goethe. In particolare quella francese, coi suoi 5 milioni, è la comunità islamica più vasta d'Europa.
Ad oggi la poligamia in Italia è punita dall'articolo 556 del Codice penale. E anche in alcuni Paesi musulmani la poliginia è oramai proibita. segnatamente nelle laiche Turchia e Tunisia e, più recentemente, anche in Marocco, con l'introduzione del nuovo Codice familiare, la "Moudawana". E c’è di più: è possibile che in Italia si possa diventare poligami più facilmente che in Marocco o in Turchia. Ci sono tre modi: o si sposa in patria la prima moglie e si sposa la seconda all'estero, nella propria ambasciata, senza denunciare il primo matrimonio, o ci si fa raggiungere dalla prima moglie con il ricongiungimento familiare, oppure si sposa la seconda moglie in moschea con il "matrimonio a tempo" Orfi non riconosciuto dallo Stato.
Anche se un caso particolare c’è stato: nel 2003 il tribunale di Bologna ha assolto un poligamo islamico ritenendo che la legge punisca quel reato (bigamia in questo caso) solo se compiuto sul territorio nazionale. Ecco spiegata la facilità di aggirare la questione in Occidente.
In Francia il dibattito, dopo il colpo all’inchiesta di Le Point, promette scintille. Tanto più che nel giugno scorso il capogruppo dell’Unione di centro al Senato, Nicolas About, ha presentato una proposta di legge per istituire un “reato di poligamia, di istigazione alla poligamia e, con circostanza aggravante, di frode alla previdenza sociale” (Il Manifesto).
Il dibattito si solleva parlando di libertà religiosa, l'islamica ammette questa usanza, e rispetto della legge. Va ricordato, per trovare risposta, che poligamia di per sé è un termine sbagliato. Si dovrebbe parlare sempre di poliginia: il matrimonio con più donne. Monopolio degli uomini, raro sfizio femminile. Condanna certa in alcuni Paesi, come le cronache – non tradite, purtroppo – raccontano.
Leggi anche "Si sposò 130 volte ed ebbe 210 figli. Morto in Kenya il re dei poligami", 5 ottobre 2010, La Stampa.
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