LA SICILIA CHE RESISTE
Messina come Sarno. Almeno quattro i paesi piegati dall'alluvione
Resiste sotto la pioggia il castello normanno e resistono loro, gli abitanti di Scaletta Zanclea, il paese più colpito della provincia di Messina che l’alluvione di questi giorni ha sepolto sotto il fango e le macerie. Ha ricominciato a piovere nel primo pomeriggio, sulla costa nord-orientale della Sicilia, ma niente sembra poter fermare il lavoro dei soccorsi. Scaletta, Giampilieri, Briga Marina, Tremestieri: sono questi i nomi delle località martoriate dal maltempo. In questi centri si contano decine di vittime, tanti dispersi, abitazioni distrutte: impossibile per ora azzardare numeri. E intanto si scava, con le mani o con qualsiasi strumento, con o senza ruspe, nel fango. Scavano gli abitanti e i volontari. In alcune zone i soccorsi volano e trasportano i feriti nei vicini ospedali, la strada che conduce ai centri è una, interrotta o soffocata dal traffico.“Molti sono partiti già stamattina, perché ieri la situazione non era migliore” spiega la receptionist dell’Hotel Europa, sulla strada di Tremestieri “Qui abbiamo un’ottantina di camere libere, i nostri clienti sono lavoratori che il venerdì ripartono, quindi ospiteremo tutti coloro che hanno perso la casa in questa tragedia. Manca il nostro capo sala, lui abita in centro paese e non è potuto scendere. Sta dando una mano alla Protezione Civile”.Le precipitazioni di giovedì – dicono in molti – sono state auspici neri. C’è qualcuno che a casa non è potuto tornare, come il titolare della palestra della Polisportiva di Scaletta Zanclea: “Le strade erano impraticabili, non mi sono fidato. Mi hanno ospitato degli amici, ma in paese ho lasciato i miei genitori. Loro stanno a 5 chilometri dal luogo del disastro, quindi sono in salvo e non hanno avuti grossi danni”.Lascerà Messina per raggiungere Briga Marina uno dei membri della Associazione Nautica, che lì a ha la sua sede: “E’ sul mare, quindi mi hanno assicurato che i danni sono pochi, solo un po’ di fango. La spiaggia è salva, è il centro che è stato distrutto. Appena possibile, andrò anch’io a vedere”. I danni a Scaletta non si finiranno di contare, racconta Alberto, titolare di una casa vacanza: “Devo ancora controllare. La colata di fango ha spalancato la porta d’ingresso e rotto le finestre. Il primo piano è completamente sommerso. Altro non so, le linee dei telefoni fissi sono cadute e i cellulari hanno pochissima ricezione”.Ma i telefonini sono gli unici appigli alla vita, alla realtà che guarda da fuori il disastro. Cercano di parlare, di rispondere i sindaci di questi piccoli comuni, che sono a scavare fra la gente. C’è il sindaco Mario Briguglio tra gli abitanti di Scaletta Zanclea; c’è il primo cittadino di Itàla Antonio Miceli, che si è spostato a Scaletta per dare una mano: “Avevamo già un progetto per evitare la frana e le conseguenze dei nubifragi nei due comuni” spiega mentre corre per il centro, in perlustrazione “E’ la seconda volta che capita, solo che prima non c’erano stati i morti. Adesso pensiamo a mettere al sicuro la gente, ma è un vero disastro”.Di disastro annunciato parla anche Walter Manganaro, presidente dell’associazione Rufo Ruffo, che gestisce il castello normanno di Scaletta: “E’ andata persa la città artistica. Non è il momento per parlare di patrimonio culturale, perché si deve pensare alle vite sotto il fango, ma saremo costretti a vedere in futuro. Qui le strade sono occupate dai mezzi dei vigili del fuoco e della Protezione Civile, non si passa: il centro delle vie è lasciato libero per lo scorrimento dei mezzi. Alcuni abitanti stanno in municipio, altri alloggeranno nelle scuole. Per fortuna, abbiamo una linea di comunicazione con Catania, per il rifornimento e i soccorsi. Non ci sono più case, i palazzi sono squarciati: è una nuova Sarno. La pioggia insiste; eppure, il castello normanno è salvo. Noi lo vediamo dal basso del paese, e lui ci osserva, dall’alto del suo cucuzzolo”. Se resiste il castello, resisteranno loro.
Giovanna Boglietti
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